i giorni della Quaresima, puri e tersi come il cielo cristallino dei primi giorni di primavera, corrono veloci verso la Pasqua con l’impeto e la freschezza delle cascatelle che scendono ridenti a valle facendo salire il loro canto argentino fino al Monastero.
“Giorni santi” li definisce S. Benedetto, e vuole che i suoi figli si preparino alla Pasqua “vigilando con grande fervore sulla purezza della propria vita, profittando di questi santi giorni per cancellare tutte le negligenze dell’anno, ma anche nel gaudio dello Spirito Santo”.
L’intensità di sentimenti spirituali si fa quasi percepibile anche all’esterno, creando in tutto il Monastero un clima particolare di fervore che si traduce in un “silenzio amoroso” per percepire la voce di Dio, in una preghiera prolungata e purificata dalla compunzione, in una carità più sollecita, in una penitenza più gioiosa, in un lavoro più alacre, in un ascolto più attento della Parola di Dio, che in questo tempo forte, come cibo più abbondante, impingua l’anima, mentre la mensa monastica si fa più austera e parca.
Nella raggiante esplosione della Pasqua c’è la liberazione dal male, dal dolore, dalle strettezze della solitudine, dall’indifferenza, che rimangono sì, ma trasfigurati in una nuova luce. C’è la gioia di voler bene, la gioia di ogni vita nascosta, di ogni donazione totale: la gioia di chi attende la Vita al di là di questa vita.
Tutto è nuovo: è nuovo il fuoco all’inizio della grande Veglia pasquale, sotto il porticato della chiesa aperto sulla vastità della valle; è nuova la luce che sfolgora improvvisamente nella navata della chiesa; è nuova l’acqua, impregnata di benedizione per essere aspersa in ogni cella, in ogni angolo del Monastero, su ogni pianta, in ogni zolla dell’orto.
Dall’alto della rupe su cui si erge il Monastero, vorremmo raggiungere tutti i nostri fratelli con l’annuncio più bello e consolante che sia mai risuonato:
Cristo è risorto, è veramente risorto!
La terra stessa sembra percepire l’invito festoso rivolto a lei nella notte “più luminosa del giorno”, con le parole dell’Exsultet cantate dal celebrante in un crescendo di intensità straordinaria nell’inarrivabile melodia gregoriana: «Esulti anche la terra irradiata da così grande fulgore, illuminato dallo splendore dell’eterno Re».
Il grande annuncio di Pasqua è infatti un inno cosmico che vuol raggiungere l’intero universo. Le cime che si stagliano immacolate nell’azzurro del cielo, i mille fiori che occhieggiano tra le zolle scure, il canto dei torrenti che precipitano a valle, tutto sembra confermare al nostro cuore che il giorno nuovo è giunto. Sì, tutto è nuovo, perché tutto è stato riconsacrato dal sangue di Cristo. Anche il Monastero nella luminosa trasparenza del mattino di Pasqua, ci appare nuovo, più bello, come un grande fiore che si schiude in mezzo al bosco ancora spoglio.
Nuove sono anche le umili cose di sempre, perché nuovo è lo sguardo e il cuore che, “divenuto nuovo per il perdono divino” si apre a una speranza nuova, a un amore che trasfigura la realtà quotidiana. In Cristo, vincitore del peccato e della morte “l’universo si rinnova e l’uomo ritorna alle sorgenti della vita, la morte genera la vita nuova.
Anche il giorno di Pasqua avrà il suo tramonto, ma in ogni istante della nostra vita quotidiana è ormai deposto un germe fulgente di novità.
Chiediamo per voi, carissimi amici, la possibilità di scoprire, di fare vostra questa realtà; chiediamo al Signore risorto un “incontro” misterioso ma vivificante con ciascuno di voi, e pensiamo a quanti sono nella sofferenza e nella prova: malattie, solitudine, difficoltà di ogni genere…; a chi, oppresso dalla sofferenza, non si sente più capace di pregare, di sperare.
Il cuore di ogni monaca, infatti, ammaestrato dalla solitudine e dal silenzio, è capace di captare la voce profonda del mondo e il muto grido del suo dolore; l’eco di ogni dramma che agita voi e l’umanità, per quanto possa essere nascosto, è raccolto e affidato alla Regina del cielo perché lo presenti al Padre delle misericordie.
Oggi tutti aspirano a una nuova società, a un mondo nuovo, più umano, più fraterno, meno violento… Ma la vera novità ci viene dallo Spirito Santo che “fa nuove tutte le cose”.
Non ci sarà un mondo nuovo senza uomini nuovi, creati ogni anno dalla Pasqua come frutti dello Spirito Santo. Solo una autentica conversione, nata da vera umiltà e sincero amore di Dio, può accelerare il cammino di ogni uomo incontro a Cristo.
La nostra Comunità ha vissuto ultimamente due particolari momenti di vita nuova:
Dapprima abbiamo eletto una nuova Priora, o meglio, abbiamo confermato col voto capitolare la Priora amministrativa che ci ha guidato negli ultimi due anni, e ora continuerà ad aiutarci con nuovo slancio a essere sempre più unite tra noi e fedeli alla nostra Regola.
Poi c’è stato l’inizio del noviziato della nostra giovanissima postulante, che ha indossato l’abito monastico e ricevuto il nome nuovo di Maria Anselma, nome da lei tanto desiderato da quando ha scoperto quel Santo che l’ha subito conquistata per il suo desiderio di Dio, di conoscerlo meglio, di cercarlo sempre più e amarlo con ardore.
La celebrazione eucaristica, seguita al rito della Vestizione svolto nella sala capitolare, ha visto un afflusso straordinario di fedeli, parenti e amici della novizia e anche di tanti giovani. Mons. Nicola Zanini, che ha presieduto la concelebrazione, ha tenuto un’omelia molto significativa, ponendo la novizia sia come anello della lunga storia del nostro antico monastero e sia della storia della salvezza, che hanno un passato e un futuro.
E rivolgendosi infine ai giovani presenti, con la sua voce forte disse che, se faticano a capire la scelta di Sr. M. Anselma, guardino il suo volto raggiante di felicità!
Cogliamo pure l’occasione per ringraziare il Vescovo Mons. Alain per le sue visite al Monastero e per l’incoraggiamento dato con la sua affabilità e stima della nostra vita, mentre assicuriamo la nostra intensa preghiera per il suo compito non facile e per tutta la Diocesi.
Quanto ai lavori di manutenzione straordinaria, non ci sono grandi novità: essi procedono a ritmo lento e mentre vi ringraziamo per l’ammirevole generosità di tanti di voi, carissimi amici, tendiamo ancora fiduciose la mano alla Provvidenza.
Il Signore Risorto è sempre con noi per renderci partecipi del suo trionfo sulla morte, sul peccato e sul pianto. E con noi è sempre anche Maria Assunta, la dolce Regina del cielo, alla quale ogni sera rivolgiamo la nostra preghiera al termine di Compieta, mentre il cielo ormai è una sconfinata distesa di palpitanti stelle:
“Regina cæli, lætare, alleluia… Ora pro nobis Deum, alleluia!”