Tra le numerose parabole del Vangelo un posto importante lo occupano quelle cosiddette “sul Regno” con le quali il Signore cerca di far comprendere a tutti i suoi ascoltatori in che cosa consista il “Regno di Dio” o “Regno dei cieli”.
Perché la predicazione di Gesù sul Regno è così importante tanto da ascoltarla esplicitamente fin dall’inizio in Galilea sino alla fine a Gerusalemme? Gesù non viene mandato in mezzo al nulla, si inserisce in un popolo particolare e in un tempo storico dove grandi delusioni avevano fatto germogliare nuove attese e speranze.
Dopo la prima euforia, per quanto lunga e travagliata, di essere giunti liberi alla terra promessa, Israele si guarda attorno e vede che i popoli circostanti, a partire da quello di Egitto dal quale Dio li aveva liberati, erano organizzati come regni: un territorio, un popolo che ci viveva, un re che lo governava, un esercito che lo difendeva. Nasce così il desiderio di competere sul piano politico con i regni pagani e Israele vuole il suo re, dimenticandosi che il suo re, il condottiero, il liberatore, l’organizzatore della vita della nazione, colui che ha umiliato eserciti potenti, era Dio e non altri.
Ma come per il vitello d’oro ai piedi dell’Oreb, la tentazione di sostituire Dio con un simulacro era troppo forte. Nasce la monarchia del regno di Israele. I re che si susseguiranno non faranno che demolire un pezzo alla volta ciò che Dio aveva costruito: ben presto il regno si divide, si indebolisce e diventa preda facile dei conquistatori del tempo che ne umilieranno in vario grado l’esistenza; prima i babilonesi, poi i persiani, poi i greci, infine i romani. Il tanto sognato “regno”, destinato, nel desiderio, a governare tutti i regni della terra è stata l’esperienza più fallimentare della storia di Israele.
A seguito di questa sofferenza, grazie ai profeti del tempo si afferma la consapevolezza che l’unica forma di regno possibile è il riconoscere a Dio la sovranità e spostare il fallimentare ideale del regno di Israele verso il forte e indistruttibile “Regno di Dio”.
L’idea del Regno di Dio determina l’intera vita, spirituale e non, del contemporaneo di Gesù, ecco perché il tema del Regno è così presente. Dunque le parabole sul Regno istruiscono e orientano non solo a comprendere bene che cosa esso sia, ma anche come esserne parte attiva, ciascuno secondo la propria vocazione. Così il Regno di Dio deve anzitutto perdere la sua prevalenza di senso politico e collegarsi con la vita spirituale e morale di ciascuno e di tutti, chiamiamoli così, “sudditi”.
La sovranità di Dio fa sì che ogni seme di bene che gettiamo nel terreno buono, inizi a svilupparsi, indipendentemente da noi e a portare frutto. Così comprendiamo come il Regno non sia uno “status”, ma un movimento produttivo nel quale Dio fa crescere, sviluppa e dona prosperità a fronte di una piccola collaborazione da parte nostra.
Di crescita si parla anche a proposito del granello di senape; non importa quanto sia piccolo un seme, basta che sia buono e che sia seminato nel terreno, per esempio un’opera buona offerta con amore: Dio la farà crescere perché porti frutti di bene oltre l’immaginazione.
Nell’esperienza, Israele che ha dimenticato la grandezza di Dio, si è atteggiato a forte, a grande, ad autosufficiente ed è stato umiliato. Gesù insegna che il Regno di Dio è esattamente l’opposto: la partenza sta nell’umiltà, nella consapevolezza che il Signore è il vero sovrano della vita in quanto trionfatore sulla morte e solo di lui dobbiamo essere sudditi. Dio che da un seme di senape fa crescere un albero farà crescere anche noi da ogni punto di vista, umano, morale, religioso. Questo è il Regno di Dio: è il crescere per opera del Signore, è l’essere felici in un mondo infelice, l’esser buoni nonostante le cattiverie subite, vincere con la generosità gli egoismi che ci circondano, gioire per ogni opera buona che vediamo seminata attorno a noi, non temere più nessun pericolo. C’è forse qualcuno che baratterebbe tutto questo con la totalità dei regni della terra? Solo chi non conosce Dio e il suo regno.
Così preghiamo per noi e per il mondo che sia questo il regno che si imponga sulla coscienza di tutti: il regno di pace e di giustizia, il regno di vita e di verità. “Padre nostro” “venga il tuo regno”!