Prendete e mangiate, prendete e bevete. Chi riducesse il Signore Gesù a ispiratore di buoni propositi, a esempio di vita morale e a maestro delle cose spirituali, dimenticherebbe quanto concreto sia, quanto “materiale” sia, quanto accessibile a tutti sia il Vangelo che Egli è. In continuità con la lunga storia della salvezza, il Dio invisibile ci dà segni tangibili della sua presenza: quando ferma la mano di Abramo che brandisce il coltello; quando apre il mare e libera il suo popolo; quando conserva nei secoli la sua benevolenza nonostante le numerose infedeltà; quando sceglie Maria e le annuncia che in lei il Verbo si farà “carne” e quando questa carne divina verrà offerta in sacrificio per sostituire tutti gli olocausti e in riparazione di tutti i peccati commessi sulla terra.
Corpo e sangue, materia e vita umana assunti da Dio in Gesù Cristo vengono restituiti nel sacrificio del Signore come sacramento che purifica, che libera, che innalza a quella dimensione dell’essere, il cielo, altrimenti impossibile da raggiungere. Così come se il mar Rosso non si fosse aperto gli israeliti sarebbero stati spacciati, così senza il mistero dell’Incarnazione che si compie con la Pasqua del Signore, tutti noi saremmo, e per sempre, spacciati.
L’Eucaristia, celebrata dalla Chiesa e realizzata dallo Spirito Santo, ci garantisce la continua presenza di Cristo tra noi, ancora di più: in noi, dal momento che ci comunica materialmente con Gesù e perciò realizza la comunione con Dio. L’umiltà del Signore che “scende dalle stelle”, che “sorge dall’alto”, che si fa come uno di noi la ritroviamo tutta nel mistero eucaristico, dove nelle umili specie del pane e del vino, contempliamo la sua presenza reale in corpo, sangue, anima e divinità.
Come Cristo unisce in sé stesso le due nature umana e divina, così la santissima Eucaristia fonde insieme i “frutti della terra e del lavoro dell’uomo” con la pienezza di Dio. L’opera di misericordia corporale del dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati si fonde nell’Eucaristia con l’opera di misericordia spirituale di comunicare Dio a tutti coloro che sono assetati e affamati di lui, che sappiano o meno di esserlo.
“L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”; queste parole di Gesù dette a proposito del vincolo matrimoniale si adattano anche al mistero eucaristico, dove materia e Spirito, dove carne e Spirito, dove sangue e Spirito sono perfettamente uniti per essere nostro nutrimento attraverso il corpo, per l’anima. I padri della Chiesa parlavano del corpo e del sangue del Signore come “farmaco” per tutte le forze divisive che ci assalgono a partire dal peccato, il quale consiste proprio nel dividere ciò che Dio ha congiunto. Consideriamo i drammi umanitari che avvengono per la regia e l’assistenza non di qualche fanatico isolato, ma come azione concordata di quella parte di mondo che si autoproclama “baluardo dei valori”.
Quanto è facile il separare categorie intere di persone, popoli persino, dalla loro dignità universale per sacrificarle sull’altare di interessi che nulla hanno a che fare con qualsiasi “valore” non diciamo evangelico, ma anche solo etico. Cristo ha offerto sé stesso, non è più possibile il sacrificare gli altri per il proprio comodo. Il peccato, ogni peccato è rifiuto di Dio, separa il cielo dalla terra, ignora la potenza “farmacologica” dell’Eucaristia che attraverso il materiale ci comunica lo spirituale, e la conseguenza di ogni peccato è la morte: la morte dei “valori”, la morte della giustizia, la morte del diritto, la morte fisica di moltitudini innocenti. Il sacramento della comunione che mette insieme umanità e divinità ci guarisca dalle tentazioni di dividere ciò che Dio ha congiunto per essere su questa terra promotori di vita e di pace dando a tutti l’opportunità di una vita serena quaggiù per ritrovarci tutti insieme con Cristo lassù.