Carissime e carissimi,
la Provvidenza non poteva offrirci letture più appropriate in questa celebrazione nella quale
rendiamo grazie al Padre per il rito della Vestizione della Novizia Maria Anselma, avvenuta
poco fa nell’intimità di questo caro Monastero di Santa Maria Assunta.
Nella prima lettura abbiamo ascoltato la consacrazione e dunque la scelta del Re Saul da parte di Dio, attraverso il profeta e veggente Samuele.
Il Vangelo ci ha ricordato un’altra chiamata, quella di Levi, cioè di Matteo. Sono testi che aiutano noi tutti in questo giorno di particolare festa e, lo possiamo ben dire, storico per questa comunità.
Anzitutto mi pare non irrilevante che il libro del profeta Samuele, per dirci chi è il nuovo Re,
il bellissimo e prestante Saul, citi addirittura il “nonno del suo nonno”: “C’era un uomo della
tribù di Beniamino, chiamato Kis, figlio di Abièl, figlio di Seror, figlio di Becoràt, figlio di
Afìach, un Beniaminita, uomo di valore. Costui aveva un figlio chiamato Saul”.
Anche se in minima parte il Vangelo ci offre uno spunto analogo. Marco sottolinea che Gesù “passando, vide Levi, il figlio di Alfeo”.
Sono dettagli per inquadrare la persona, ma mi pare che ci aiutino a capire che ognuno di noi è inserito in una storia ben precisa, con qualcuno che è venuto prima di noi. Una storia, di salvezza, che ha voluto il Signore. E se ci pensiamo bene a volte noi ragioniamo come se prima di noi non fosse accaduto nulla e, contemporaneamente credendo che “après moi le déluge”. E così ad esempio quando arriviamo al lavoro non teniamo conto di chi è venuto prima e che ha fatto determinate scelte maturate nel passato; portiamo avanti solo il nostro pensiero e arrischiamo di rovinare le cose. E questi pensieri hanno l’odore di peccato originale, perché così facendo ci mettiamo al posto centrale, che invece spetta a Dio.
Noi siamo dentro una storia che ha un prima e un dopo. Un prima da tenere in considerazione e un dopo che continuerà sulle vie del Signore solo se il nostro
atteggiamento sarà di umiltà, contribuendo con quello che siamo a costruire la storia della
salvezza voluta dal Signore. Ed è questo che ci renderà “belli e prestanti”. Proprio come
Samuele, Saul e Matteo.
Cara Maria Anselma: questo sia lo spirito con il quale devi vivere in monastero. Entri in una famiglia che ha una storia, da San Benedetto se vuoi partire da lontano; da Cristo, in quanto battezzata; o se vuoi dall’8 maggio 1490, data di fondazione di questo Monastero alla quale sei legata; o se vuoi ancora dalla storia recente di questo luogo, con il suo legame con Rosano e le monache che ora ti sono consorelle. Con umiltà entra in questa storia; sia essa a vestire te, e non tu a vestire il Monastero. Tutto quello che d’ora in poi farai sia semplicemente un contributo a quello che questa famiglia è già: storia di salvezza per le monache, storia di salvezza per la nostra Chiesa che è a Lugano e per la Chiesa universale.
Se rileggerai il testo della prima lettura di oggi che i liturgisti hanno tagliato per renderlo più corto, capirai che anche Samuele voleva imporre agli Israeliti la sua visione. Poi il Signore gli ha parlato e gli ha detto: “Fai come ti chiedono, offri loro un Re”. E Samuele, con umiltà, obbedisce al Signore e consacra Saul. Sia questo il tuo stile di stare in Monastero.
Sia questo, sorelle e fratelli, il nostro stile di stare dentro le nostre storie quotidiane. Che sono storie di Dio, non nostro possesso.
Dal Vangelo e dalla chiamata di Matteo colgo un altro spunto. Così ci ha detto il Signore:
“Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i
giusti, ma i peccatori”. Penso che lo spirito di umiltà giusto per essere dentro una storia vera
di salvezza che ha un prima, un oggi e un dopo (mai solo un oggi), sia quello di sentirsi
sempre bisognosi del medico; lo dico ovviamente dal punto di vista spirituale e non fisico.
Carissimi, dobbiamo augurarci di “sentirci sempre malati”, cioè sempre bisognosi del medico che è il Signore, che entra nella nostra storia anche attraverso le persone che egli ci mette accanto. Se non ci sentiamo bisognosi di aiuto, ancora una volta corriamo il rischio di far emergere non la grazia originale che è in noi, ma il peccato originale che il battesimo ha
cancellato, ma che a volte insinua il nostro cuore.
Sorelle, fratelli, cresciamo in santità, diventiamo belli e prestanti, per riprendere il libro di Samuele, lasciandoci curare dal Signore, dal Vangelo, dalla Preghiera e anche dalle persone che, attraverso la correzione fraterna, il Signore mette sul nostro cammino. Anche se è faticoso, per te, cara Maria Anselma, in questo periodo di formazione lasciati vestire il cuore dalla Maestra delle Novizie, dalla Priora, dalla Madre e dalle tue consorelle: sono anch’esse la mano del medico che è il Signore e che in questo momento ti cura e ti incammina verso la santità, attraverso di loro e con loro. È un cammino di umiltà faticoso, che chiamiamo obbedienza: sappi che porta frutto.
Mi pare che questo mio pensiero possa concludersi e riassumersi con le parole di Paolo ai
Filippesi: “Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con
tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso”. Questo significa sentirci parte di una
storia, non “la storia” e ci aiuta a sentirci sempre malati e bisognosi del medico. Vale per me,
vale per noi fedeli, vale per voi Monache, Vale per la Priora e vale per la Madre. Vale per te,
cara Maria Anselma.
Agli occhi del mondo potrebbe apparire che sei andata a cercare “le asine”, come Saul. Il
vederti oggi piena di gioia ci fa capire che, come Saul, non hai trovato “le asine”, ma hai
incontrato il profeta che ti porta al Signore.
Ti affidiamo al Signore con le parole del Salmo Responsoriale di oggi e che vogliamo
applicare a te:
Signore, il Re gioisce della tua potenza!
Quanto esulta per la tua vittoria!
Hai esaudito il desiderio del suo cuore,
non hai respinto la richiesta delle sue labbra.
Gli vieni incontro con larghe benedizioni,
gli poni sul capo una corona di oro puro.
Vita ti ha chiesto, a lui l’hai concessa,
lunghi giorni in eterno, per sempre.
Grande è la sua gloria per la tua vittoria,
lo ricopri di maestà e di onore,
poiché gli accordi benedizioni per sempre,
lo inondi di gioia dinanzi al tuo volto.
Mons. Nicola Zanini, Delegato dell’amministratore apostolico della Diocesi di Lugano