Carissimi Amici,
i giorni silenziosi, luminosi dell’Avvento, vibranti di attesa e di desiderio, corrono veloci verso l’ineffabile gioia del Natale, verso l’incontro con il “Desiderato da tutte le genti”, verso la Notte Santa in cui a noi sarà dato di vedere ciò che molti re e profeti vollero vedere e non videro, sarà concesso di udire parole di salvezza che essi non udirono. Forse qualcuno penserà che viviamo fuori del mondo e non conosciamo la reale situazione odierna di tutto il pianeta.
Vogliamo piuttosto ascoltare la voce sapiente e attendibile di Benedetto XVI che nel 2011, parlando alla Curia Romana, ha detto: «Con tutti i problemi che ci sono nel mondo oggi, a cominciare dalle guerre che si combattono in tanti luoghi della terra, il ritorno del Natale ci fa sperimentare tuttavia la gioia di essere cristiani, l’essere sostenuti dalla felicità interiore di conoscere Cristo e la sua Chiesa. Da queste gioie nascono anche le energie per servire Cristo nella situazione tragica di guerre e violenze .Questa fede pronta al sacrificio è una grande medicina contro la stanchezza dell’essere cristiani che sperimentiamo in Europa.
… Rivolgiamo lo sguardo alla Grotta di Betlemme: il Bambino che contempliamo è la nostra salvezza! Lui ha portato al mondo un messaggio universale di riconciliazione e di pace. Apriamogli il nostro cuore, accogliendolo nella nostra vita. Ripetiamogli con fiducia e speranza: “Veni ad salvandum nos!”» (Benedetto XVI, Natale 2011)
Secondo un’antica tradizione monastica, la vigilia di Natale, nel silenzio raccolto della Sala capitolare, risuonerà in una melodia suggestiva l’annuncio dell’evento di Betlemme. È un momento di particolare intensità, che attraverso queste righe vorremmo condividere con voi per avvicinarvi a queste divine realtà.
È l’annuncio solenne, maestoso che prende l’avvio dai lontani giorni della creazione e scorre attraverso il volgere insonne dei secoli, scandendo le tappe più significative di quel lungo fremito di attesa che percorre la storia dell’universo protesa verso l’Incarnazione del Verbo. Abramo, Mosè, Davide, le stesse civiltà pagane si affacciano al nostro orizzonte e passano rapidamente oltre, come incalzate dal desiderio dei secoli. Poi la stupenda melodia crescerà di intensità: si precisa sempre più il tempo e il luogo, finché, in uno zampillare di note sgorga la buona novella: “Iesus Christus, æternus Deus… Gesù Cristo, Dio eterno, volendo consacrare l’universo con il suo piissimo avvento… in Betlemme di Giuda nasce, fatto uomo”.
E mentre le parole scenderanno ardenti nel cuore, noi ci prostreremo nell’atto di un’adorazione profonda, e la preghiera raggiungerà ognuno di voi, carissimi amici: implorerà pace, unione fedele per le vostre famiglie, consolazione per chi è nel pianto, luce per chi brancola nelle tenebre, amore per chi soffre nel gelo della solitudine, pace per chi è travagliato dall’inquietudine e dall’angoscia, salute per chi geme nella malattia; chiederà per ciascuno la capacità di correre, liberato da ogni impedimento, incontro al Signore. Egli viene, viene a salvarci, si fa simile a noi per renderci simili a Lui, per restituirci l’immortalità, perché, afferma S. Agostino: «Tu saresti morto per l’eternità se Egli non fosse venuto nel tempo».
Andiamogli dunque incontro col gaudio di creature salvate! Infatti non c’è nessuna situazione umana per quanto dolorosa, estenuante, irreversibile che possa soffocare questa intima gioia. Accanto a Lui, Dio Onnipotente e Altissimo, che per amor nostro si è fatto piccolo bambino, nato nel tempo, si aprono orizzonti di eternità che ridimensionano i nostri limitati progetti umani: la sua debolezza diviene la nostra forza per riuscire a superare ogni prova, per abbandonarci con fede e amore alla volontà del Padre; la sua innocenza cancella i nostri peccati e ci rende creature nuove; il suo sguardo penetra nell’intimo del nostro cuore a sanarne le ferite, a destare nuove speranze, a infondere il coraggio per continuare il cammino, a ispirare audacia nel bene, ad arrivare a mete sempre più alte. Possa ciascuno di voi, ogni persona, realizzare questo incontro personale con Dio, capace di trasformare la vita e di stabilirci nella pace.
È una grazia che chiederemo con insistenza per ognuno di voi, nella Notte Santa e ogni sera, durante la splendida ottava di Natale quando, dopo il canto di Vespri, ci stringeremo attorno al presepe. Saranno allora i canti sgorgati dalla fede semplice e profonda del popolo cristiano a divenire preghiera: le festose e ampie pastorali, i canti di ninna nanna tutti pervasi di tenerezza. Il canto rimbalzerà tra le rocce brulle e salirà verso le cime silenti e solitarie, su fino a oltre le ghirlande di piccole stelle che palpitano nel cielo invernale.
Nel buio della notte, dalla strada che si snoda larga ai piedi del Monastero, esso appare come un grande fiore splendente, sbocciato dalla roccia. Chiunque passandovi alzi lo sguardo, lo può facilmente vedere, nessuno però può udire l’eco del nostro canto, raccolto solo dal silenzio delle montagne. Eppure noi siamo certe che l’eco di questo canto sereno, il riflesso della nostra gioia e speranza, per le vie misteriose della grazia, raggiunge il cuore degli uomini, anche dei più lontani, e può attirare i loro passi sulla via che conduce a una povera grotta dove giace sulla paglia un piccolo bambino, il Signore e Salvatore del mondo.
Il 1° gennaio, ottava del Natale, inizia un nuovo anno. Ricordiamo con affetto nella preghiera tutte le persone, amiche o conoscenti, che durante il 2022 sono tornate alla casa del Padre. In particolare ricordiamo con riconoscenza e ammirazione Papa Benedetto che nell’ultimo giorno di dicembre, lo scorso anno, è andato incontro al suo Signore, che – come ebbe a dire all’Angelus di un 2 novembre – gli avrà ricordato: “Sono presente persino alla porta della morte, dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente: là io ti aspetto per trasformare per te le tenebre in luce”.
Per la nostra Comunità, l’Anno nuovo, porterà un segno concreto di speranza, di vita nuova: il 13 gennaio prossimo la nostra giovanissima postulante inizierà il Noviziato, rivestendo l’abito monastico e ricevendo il nome nuovo. Siamo liete anche del giorno fissato: anniversario della Professione della Madre M. Ildegarde Cabitza, colei che col suo carisma benedettino, ha fatto rifiorire e sviluppare l’Abbazia di S. Maria di Rosano.
Per i lavori di restauro possiamo dire che siamo a un punto difficile: l’impermeabilizzazione della terrazza dei “piotoni”, che richiede un lavoro enorme e una spesa corrispondente, ma ci affidiamo serene alla provvidenza, bene esperte di quanto, cari amici, vi prestiate a collaborare, con comprensione e generosità ammirevoli. Chiediamo insistentemente al “Principe della pace”, che sta per venire tra noi, di ricompensarvi, come Lui solo sa fare.
A tutti e a ciascuno auguriamo un sereno e santo Natale!
Le Benedettine di S. Maria sopra Claro