All’Angelus, il Papa rilegge il Battesimo di Gesù nel Giordano descritto nel Vangelo di questa domenica, e invita a seguire Cristo che prega il Padre mentre viene battezzato. “La preghiera – dice – ‘apre il cielo’, dà respiro anche negli affanni”. Per non rimanere schiacciati, eleviamo tutto verso l’alto e lasciamo “agire Dio in noi”. L’invito a ricordate la data del nostro battesimo e la benedizione per tutti i battezzati in questo periodo.
In fila con i peccatori, Gesù scende verso di noi
“Dopo circa trent’anni vissuti nel nascondimento” sottolinea il Papa, “Lui che è il Figlio di Dio e il Messia, va sulle rive del fiume Giordano e si fa battezzare da Giovanni Battista”. Non si presenta “con qualche miracolo o salendo in cattedra per insegnare”, ma “si mette in fila con il popolo” per ricevere il Battesimo. “Con l’anima e i piedi nudi, umilmente”, chiarisce, come recita “l’inno liturgico di oggi”.
E Gesù condivide la sorte di noi peccatori, scende verso di noi: discende nel fiume come nella storia ferita dell’umanità, si immerge nelle nostre acque per risanarle e si immerge con noi, in mezzo a noi. Non sale al di sopra di noi, ma scende verso di noi con l’anima nuda, con i piedi nudi, come il popolo.
Piazza San Pietro durante l’Angelus del Papa
Il Figlio di Dio prega come noi il Padre
Francesco invita a riflettere che mentre riceve il Battesimo Gesù, dice il Vangelo, “stava in preghiera”. “Ci fa bene contemplare questo – commenta – Gesù prega. Ma come? Lui, che è il Signore, il Figlio di Dio, prega come noi?”. Sì, risponde il Pontefice, ricordando che Gesù, come riportano gli evangelisti, “passa molto tempo in preghiera: all’inizio di ogni giorno, spesso di notte, prima di prendere decisioni importanti…”
La sua preghiera è un dialogo, una relazione con il Padre. Così, nel Vangelo di oggi possiamo vedere i “due movimenti” della vita di Gesù: da una parte scende verso di noi, nelle acque del Giordano; dall’altra eleva lo sguardo e il cuore pregando il Padre.
Per non restare schiacciati, lasciamo agire Dio in noi
Questo, prosegue Papa Francesco, “è un grande insegnamento per noi: tutti siamo immersi nei problemi della vita”, spesso, “chiamati ad affrontare momenti e scelte difficili che ci tirano in basso”. Ma, chiarisce, “se non vogliamo restare schiacciati, abbiamo bisogno di elevare tutto verso l’alto”.
E questo lo fa proprio la preghiera, che non è una via di fuga, non è un rito magico o una ripetizione di cantilene imparate a memoria. Pregare è il modo per lasciare agire Dio in noi, per cogliere quello che Lui vuole comunicarci anche nelle situazioni più difficili, per avere la forza di andare avanti. Tanta gente che sente che non ce la fa e prega: “Signore, dammi la forza di andare avanti”. Anche noi, tante volte lo abbiamo fatto. La preghiera ci aiuta perché ci unisce a Dio, ci apre all’incontro con Lui. Sì, la preghiera è la chiave che apre il cuore al Signore.
Pregare è dialogare con Dio e anche sfogarsi con Lui
Preghiera, prosegue il Papa, “è dialogare con Dio, è ascoltare la sua Parola, è adorare: stare in silenzio affidandogli ciò che viviamo”. E a volte “è anche gridare a Lui come Giobbe, sfogarsi con Lui”. “Lui è padre – ribadisce – Lui ci capisce bene. Lui mai si arrabbia con noi”.
La preghiera – per usare una bella immagine del Vangelo di oggi – “apre il cielo”: dà ossigeno alla vita, respiro anche in mezzo agli affanni e fa vedere le cose in modo più ampio. Soprattutto, ci permette di fare la stessa esperienza di Gesù al Giordano: ci fa sentire figli amati dal Padre.
Com’è oggi la mia preghiera?
Anche a noi, infatti, ricorda Francesco, “quando preghiamo, il Padre dice, come a Gesù nel Vangelo: ‘Tu sei mio figlio, l’amato’”. E’ stato il Battesimo, ribadisce “che ci ha immersi in Cristo e, membri del popolo di Dio, ci ha fatto diventare figli amati del Padre”. “Non dimentichiamo la data del nostro Battesimo! – è l’appello rinnovato del Pontefice – Se io domandassi adesso a ognuno di voi: qual è la data del tuo Battesimo? Forse alcuni non lo ricordano. Questa è una cosa bella: ricordare la data del Battesimo, perché è la nostra rinascita, il momento nel quale siamo stati figli di Dio con Gesù! E quando tornerete a casa – se non lo sapete – domandate alla mamma, alla zia, alla nonna o ai nonni: ‘Ma quando sono stato battezzato o battezzata?’, e imparare quella festa per festeggiarla, per ringraziare il Signore”.
E oggi chiediamoci: come va la mia preghiera? Prego per abitudine, controvoglia, solo recitando delle formule? O la mia preghiera è l’incontro con Dio? Io peccatore, sempre nel popolo di Dio, mai isolato? Coltivo l’intimità con Dio, dialogo con Lui, ascolto la sua Parola? Tra tante cose che facciamo, non trascuriamo la preghiera: dedichiamole tempo, usiamo brevi invocazioni da ripetere spesso, leggiamo il Vangelo ogni giorno.
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