Sviluppare i rapporti del monastero con il territorio ticinese; esserci, quando necessario, anche per rispondere a bisogni «concreti», di risanamento dell’edificio in cui risiede la comunità monastica; infine, fare in modo che il carisma di San Benedetto permei la società e continui a essere conosciuto e studiato, arricchendo la vita della diocesi. Questi, secondo lo statuto approvato negli anni Duemila da mons. Torti, allora vescovo di Lugano, sono i tre principali scopi dell’Associazione degli Amici del Monastero di Claro, che da oltre 20 anni affianca, a Claro, la comunità benedettina di S. Maria Assunta. Lo scorso anno, nelle difficoltà causate dalla pandemia le consuete attività culturali non hanno potuto aver luogo. Quest’anno l’associazione propone di ritrovarsi domenica 12 settembre per una S. Messa alle 9 celebrata da padre Mauro Lepori, abate generale dell’ordine cistercense, il quale, dopo l’assemblea dell’Associazione, al pomeriggio terrà una conferenza dal titolo «La vita monastica attraverso le crisi del mondo».
La «Giornata annuale degli Amici», durante la quale un relatore qualificato viene invitato a tenere una conferenza che aiuti a comprendere meglio la vita monastica, è un appuntamento fisso. Tra i relatori degli scorsi anni, oltre ai vescovi della diocesi, anche i cardinali Mauro Piacenza, Tarcisio Bertone e Carlo Caffarra. «Crediamo che lo spirito benedettino – Ora et labora – possa trovare una traduzione molto concreta nella nostra quotidianità e possa, di fatto, rappresentare anche una risposta alle molte incognite della società attuale. Le conferenze ci aiutano in questa direzione », ci spiega Roberto Poretti, che è membro del consiglio direttivo dall’Associazione sin dalla sua fondazione. Come si legge negli statuti, di questa ricchezza, può fruire chiunque: «La richiesta di adesione all’Associazione, e dunque la partecipazione alla Giornata, può essere fatta da qualsiasi persona che manifesti un impegno di vita cristiana e una sensibilità di approfondimento della fede, pagando una tassa annuale».
L’Associazione sostiene sia materialmente che spiritualmente il monastero. «La collaborazione ha avuto inizio – ci racconta Poretti – nella seconda metà degli anni ’90, quando le monache fecero appello alla generosità dei ticinesi, per dare avvio a un’importante opera di restauro del complesso monastico, che urgeva da tempo. D’intesa con comunità monastica, un gruppo di promotori decise di fondare un’associazione Pro Restauri, che prese a carico sia la pianificazione e la realizzazione del restauro, sia la relativa raccolta fondi. Una volta avviati i lavori, incoraggiati anche dalla bella esperienza di collaborazione instauratasi, i promotori di allora avvertirono l’esigenza di affiancare stabilmente la comunità monastica in tutti i suoi bisogni anche dopo il termine dell’opera di restauro. Dopo una riflessione comune, si decise così di costituire, l’Associazione degli Amici del Monastero di Claro, coinvolgendo altre persone non direttamente impegnate nella Pro Restauri ».
Negli anni hanno aderito all’Associazione oltre 900 membri. Gli interventi al monastero hanno continuato a essere di ordine pratico, come ci spiega Pio Morisoli, attuale presidente dell’Associazione: «Dopo gli importanti lavori di restauro portati avanti dalla Pro Restauri e durati oltre 8 anni, abbiamo sostenuto la Comunità con il recupero della selva castanile circostante.
Il lascito di una benefattrice, la signora Gertrud Hort-Bochsler, destinato al recupero di un sentiero, è stata la scintilla che ha invece promosso il recupero del sentiero della Valle del Mulino». L’ultimo degli interventi, in ordine cronologico, riguarda il restauro della teleferica, indispensabile collegamento tra il monastero e il paese di Claro: «Per questo abbiamo potuto contare sull’aiuto generoso di associazioni, fondazioni e privati sia dalla Svizzera che dall’estero, a dimostrazione di quanto il monastero sia caro a tanti».
L’aiuto è reciproco: mentre il monastero può contare sull’Associazione per i bisogni più concreti, i membri dell’Associazione hanno l’opportunità diriceveredallemonache quell’alimento spirituale che permette loro di andare avanti con serenità nella vita, seguendo lo spirito di San Benedetto. Un membro del consiglio direttivo è diventato anche oblato del monastero: «Il nostro rapporto con la spiritualità benedettina – prosegue, riprendendo la parola, Poretti – passa anzitutto dalla frequentazione regolare del monastero, al quale saliamo per condividere con le monache i momenti di preghiera. Ma per promuovere la spiritualità benedettina, covid permettendo, di solito mettiamo in campo anche una serie di iniziative mirate. Subiaco, luogo della prima comunità monastica benedettina; i resti del monastero di Cluny in Borgogna, culla della riforma monastica; la suggestiva abbazia sull’isola di Reichenau,sull’isola di Costanza: sono solo alcune delle mete visitate durante i nostri pellegrinaggi in passato». Spiritualità e presenza nel mondo: da qualche anno a questa parte, l’Associazione si è dotata anche di un sito internet, che viene aggiornato settimanalmente. Proprio sul sito e sulle pagine della newsletter annuale dell’Associazione, uscita lo scorso mese, Madre Sofia Cichetti, abadessa del monastero, ha espresso la sua soddisfazione per questi vent’anni di collaborazione e amicizia: «L’Associazione – scrive la Madre – è un aiuto importante, non solo dal punto di vista materiale, ma anche spirituale, fatto di stima, di rispetto reciproco, di collaborazione fattiva, e che speriamo continui. Siamo, in questo, molto grate sia al Comitato direttivo che a tutti gli Amici, per i quali preghiamo molto ogni giorno».
Articolo apparso su catt.ch e Catholica.