Carissimi amici, Carissime amiche,
Quanta oscurità, quanti lutti e quante preoccupazioni abbiamo vissuto da più di un anno a questa parte. E ancora adesso le timide luci che si accendono non riescono a dissipare tutte le nubi e le incertezze.
Penso particolarmente alle famiglie provate per la perdita di un loro caro, alla fatica dei malati e di coloro che li curano, alle preoccupazioni di chi ha perso il lavoro, a chi soffre per l’accresciuto isolamento, per il senso di abbandono e di inutilità.
Arriviamo ancora una volta a Pasqua e la domanda, che si fa sempre più acuta, è sempre la stessa: che cosa possiamo veramente sperare? Nel vaccino, nei farmaci, in nuove scoperte, nell’estate, nell’esaurimento del virus? Certamente questi sono elementi che non possiamo ignorare o trascurare. Non bastano, però, al nostro cuore assetato di vita piena e inesauribile. Per farlo sussultare, questo nostro cuore, c’è bisogno di altro!
C’è bisogno di ascoltare e lasciare entrare nell’intimo l’annuncio di Pasqua. E che cos’è questo annuncio? Che esiste un Amore che non può essere interrotto da niente, non può essere scalfito o diminuito dalla malattia, resiste a ogni tristezza e viene a cercarci anche dentro la morte. Questa è la ragione della nostra fede e della nostra speranza in Cristo risorto dai morti, la Parola in cui vogliamo essere testimoni in ogni situazione. La morte è ferita a morte; l’Amore rende la vita veramente viva!
Carissimi, ho trovato una preghiera che vorrei lasciarvi come augurio per questa Pasqua ancora per molti versi in penombra. L’ha scritta un uomo del deserto, Matta el Meskin, un monaco egiziano morto nel 2006. Ve la leggo:
Nell’uomo nuovo di cui mi hai fatto dono, che hai creato per me nel giorno della tua risurrezione, e che hai deposto in me nel giorno del mio battesimo, proprio lì ho trovato la mia risurrezione. Nei battiti del suo cuore ho scoperto quelli del tuo. In lui ho riconosciuto la luce del tuo volto.
Chi dunque potrebbe separarmi da te? Chi potrebbe strappare il mio cuore al tuo, spegnere nel mio volto la luce del tuo volto, o sciogliere la mai vita dalla tua? Se la morte mi avvicinasse, mi prenderei gioco di lei, perché ho già afferrato la vita eterna, quando tu mi hai afferrato.
E se la morte giunge a distruggere in me l’uomo esteriore, con l’uomo interiore io l’ho già calpestata, insieme a te, nel giorno della tua risurrezione. E se io perdo le forze, e gli anni mi incurvano la schiena, la tua risurrezione mi rialza la testa, e il mio spirito tocca il cielo.
Se io porto nel mio cuore l’uomo nuovo, sei tu che ormai mi porti!
Carissimi, nella pesantezza di questi giorni, il Signore Risorto dai morti ci porta. Non ignoriamo il suo desiderio di sollevarci a sé e di farci vivere. Buona Pasqua a tutti!
Mons. Valerio Lazzeri
Fonte: catt.ch.