Giovedì Santo con la celebrazione crismale, la funzione che sottolinea la comunione dei presbiteri tra di loro e con il vescovo. Nel 2020 la pandemia ha impedito nella diocesi di Lugano l’accadere di questa significativa liturgia, dove il rito porta con sé la benedizione degli oli: l’olio degli infermi, l’olio dei catecumeni (per il battesimo) e il crisma (per battesimo, cresima, ordinazioni presbiterali e episcopali, consacrazione di chiese ed altari). Una celebrazione nella quale i presbiteri con il vescovo rinnovano le promesse della loro ordinazione e i fedeli pregano per i loro preti. Entrati nella Cattedrale di Lugano con il vescovo Lazzeri e il vescovo emerito Pier Giacomo Grampa i presbiteri presenti, solo una rappresentanza a causa delle misure di contenimento della pandemia, hanno partecipato ad un’intensa liturgia. Momento intimo ed insieme pubblico quello di questa solenne celebrazione. Con la bella presenza anche di una rappresentanza di laici provenienti da tutti i vicariati della diocesi. Intimo con il ricordo degli anniversari di ordinazione sacerdotale e professione religiosa e dei compleanni significativi. Ma anche con il doveroso ricordo dei preti andati in Cielo. Diciotto i presbiteri deceduti tra il 2019 e l’inizio del 2021. E poi l’occasione pubblica per dare l’annuncio della nomina del nuovo arciprete del capitolo della Cattedrale di Lugano: don Claudio Mottini (rettore del Seminario San Carlo e vicario episcopale) che subentra a mons. Azzolino Chiappini che dopo le vicessitudini di questi ultimi mesi, ha deciso di rinunciare a tutti gli incarichi in Diocesi, tra i quali quello di arciprete del capitolo della Cattedrale. Il vescovo Lazzeri ha pubblicamente ringraziato mons. Chiappini per il servizio svolto in tutti questi anni. La parola del vescovo condivisa con i confratelli è stata ricca di indicazioni spirituali a partire dal tempo difficile in cui si vive, dai primi mesi di pandemia ad oggi. Difficile per i preti, ma anche per i laici, come ha ricordato il vescovo: famiglie, operatori sanitari, fasce vulnerabili, lavoratori, chi vive e opera nella scuola, giovani e anziani, insomma tutti. E i preti? »Come ministri di Dio – ha detto mons. Lazzeri- ci siamo sentiti così disarmati di fronte a tante situazioni di sofferenza, di lutto, di preoccupazione e di stanchezza! C’erano i malati e gli anziani a cui essere vicini, e lo abbiamo potuto fare molto meno, in un modo assai diverso da come avremmo voluto. C’erano le famiglie straziate da consolare, e spesso non abbiamo neanche potuto celebrare con loro un vero funerale. C’erano i fratelli e le sorelle da incoraggiare, ma ci siamo dovuti rendere conto che noi stessi eravamo scossi e posti davanti alle domande più radicali sul senso del nostro esserci nella Chiesa!».
Per questo tempo difficile che continua, il vescovo ha chiesto ai presbiteri di guardare a Cristo per vivere il loro ministero: «la nostra testimonianza di ministri ordinati del Signore non può che essere sulla stessa lunghezza d’onda della missione di Gesù». Senza lasciarsi scandalizzare da niente, «neppure dalla nostra debolezza, dalla nostra incoerenza, dal nostro peccato, anche se dobbiamo chiederne perdono e fare di tutto per emendarci. Noi non parliamo agli altri a partire dai risultati che abbiamo raggiunto con i nostri sforzi. Ciascuno di noi, per quanto schiacciato dal proprio senso d’inutilità e d’insignificanza agli occhi del mondo, è chiamato a fare proprio ogni giorno ciò che costituisce la radice del suo essere diventato servitore del Vangelo e della Chiesa, ossia, il Dono d’amore che fa pressione sulla nostra persona e continua a farci dire: «Lo Spirito del Signore è sopra di me» (Lc 4,18)», ha sottolineato in un passaggio dell’omelia mons. Lazzeri. Ed è a Cristo come ad una «pietra viva» a cui il vescovo ha chiesto ai presbiteri di guardare, anzi di «stringersi» per «tornare a quella sorgente, che nessuna pandemia potrà mai estinguere». Sotto il link al testo integrale dell’omelia del vescovo e le ricorrenze.