Una luce che attraversa le tenebre, un anticipo di Quaresima, la contemplazione che non deve diventare “pigrizia spirituale” ma motore per “accendere piccole luci nei cuori delle persone”. All’Angelus in Piazza San Pietro, il Papa spiega la trasfigurazione di Gesù sul monte davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni.
La luce per attraversare le tenebre
Gesù porta i discepoli sul monte, “il luogo elevato, dove cielo e terra si toccano, dove – spiega il Papa – Mosè e i profeti hanno fatto l’esperienza straordinaria dell’incontro con Dio”. Qui il Signore si trasfigura.
Il suo volto raggiante e le sue vesti splendenti, che anticipano l’immagine da Risorto, offrono a quegli uomini impauriti la luce, la luce della speranza, la luce per attraversare le tenebre: la morte non sarà la fine di tutto, perché si aprirà alla gloria della Risurrezione.
Il buio non ha l’ultima parola
Lo stare sul monte con Gesù è un “anticipo” di luce nel cuore della Quaresima. “E’ un invito – afferma Francesco – a ricordarci, specialmente quando attraversiamo una prova difficile, che il Signore è Risorto e non permette al buio di avere l’ultima parola”. Un buio che porta a pensare, in alcuni momenti della vita, che non ci sia via d’uscita, che disorienta davanti “ai grandi enigmi” come “la malattia, il dolore innocente o il mistero della morte”. Anche nella fede si inciampa, “incontrando lo scandalo della croce e le esigenze del Vangelo, che ci chiede di spendere la vita nel servizio e di perderla nell’amore, invece di conservarla e difenderla”. Quello è il momento per fermarsi:
Abbiamo bisogno, allora, di un altro sguardo, di una luce che illumini in profondità il mistero della vita e ci aiuti ad andare oltre i nostri schemi e oltre i criteri di questo mondo. Anche noi siamo chiamati a salire sul monte, a contemplare la bellezza del Risorto che accende barlumi di luce in ogni frammento della nostra vita e ci aiuta a interpretare la storia a partire dalla vittoria pasquale.