La Presentazione di Gesù al Tempio è più un mistero doloroso che gaudioso. Maria “presenta” a Dio il Figlio Gesù, glielo “offre”. Ora, ogni offerta è una rinuncia. Comincia così il mistero della sofferenza di Maria, che raggiungerà il culmine ai piedi della croce. La croce trapassa la sua anima come una spada.
Il gesto di Maria che “offre” si traduce poi in un gesto liturgico, in ogni nostra Celebrazione Eucaristica: quando il pane e il vino, frutti della terra e del lavoro dell’uomo, ci vengono ridonati come Corpo e Sangue di Cristo, anche noi siamo nella pace del Signore, poiché contempliamo la sua salvezza e viviamo nell’attesa della sua “venuta”.
A Roma la festa della presentazione fu unita ad una cerimonia penitenziale che si celebrava in contrapposizione ai riti pagani delle “lustrazioni”. Poco alla volta la processione di penitenza divenne una specie di imitazione della presentazione di Gesù al Tempio. Papa Sergio I (sec. VIII), di origine orientale, fece poi tradurre in latino alcuni canti greci, che furono adottati per la processione romana. Nel decimo secolo, la Gallia organizzò, in occasione della festa, una grande processione con molte candele; un secolo più tardi venne aggiunta anche l’Antifona “Lumen ad revelationem gentium”, assieme al cantico di Simeone “Nunc dimittis”.
Anche oggi si ripete il Rito della processione delle candele accese, simbolo della luce che è il Cristo Signore, Luce delle genti, che nel Santo Battesimo ci ha fatti partecipi della sua luce affinché la sappiamo testimoniare a tutti come suoi veri discepoli.
Sull’esempio di Maria presentiamo anche noi ogni giorno al Padre la nostra vita come sacrificio di amore a Lui gradito, e cerchiamo di essere per tutti i fratelli testimonianza vera che solo Cristo è la Via, la Verità e la Vita.
Madre Sofia Cichetti