
Anche l’Angelus di questa seconda domenica del tempo ordinario è pregato dal Papa nella Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano, questo per evitare assembramenti nella piazza.
Il passo del Vangelo del giorno è quello in cui Giovanni Battista indica a due discepoli, tra i quali l’apostolo Andrea, chi è il Messia. E i due subito vanno dietro a Gesù, gli chiedono dove abiti, e Gesù semplicemente chiede loro di seguirlo. Loro lo seguono e restano con lui.
«Non è difficile – dice Francesco – immaginarli seduti a fargli domande e soprattutto ad ascoltarlo, sentendo che il loro cuore si scalda sempre di più mentre il maestro parla».
Papa Francesco spiega che i discepoli «avvertono la bellezza di parole che rispondono alla loro speranza più grande», e così scoprono che «mentre intorno si fa sera, in loro esplode la luce che solo Dio può donare». E aggiunge: «Una cosa che attira l’attenzione: uno di loro sessanta anni dopo, scrisse sul Vangelo: erano verso le 4 del pomeriggio. E questa è una cosa che ci fa pensare: ogni autentico incontro con Gesù rimane nella memoria viva. Non si dimentica mai. Tanti incontri, li dimentichi, ma l’incontro con Gesù vivo rimane sempre. Non avevano potuto dimenticare questo incontro così felice, così pieno che aveva cambiato loro la vita». Così Andrea, pieno di questa gioia, dirà al fratello Simone: «Abbiamo trovato il Messia«. «Ne erano già certi», dice Papa Francesco.
Papa Francesco sottolinea che «ogni chiamata di Dio è una iniziativa del suo amore» e che Dio chiama alla vita, «una chiamata individuale, perché Dio non a le cose in serie»; alla fede, per «far parte della sua famiglia» come figli Dio; e ad uno stato particolare di vitta, cioè «a donare noi stessi nella via del matrimonio, in quella del sacerdozio e della vita consacrata».
Sono tutti modi, dice il Papa, in cui Dio propone di «realizzare il suo progetto su ciascuno di noi», che è «sempre un disegno di amore», tanto che «la gioia più grande per ogni credente è rispondere a questa chiamata, offrire tutto sé stesso al servizio di Dio e dei fratelli».
Il Papa sa che, di fronte alla chiamata di Dio, possiamo rifiutarla perché «ci sembra in contrasto con le nostre aspirazioni», o averne paura «perché la riteniamo troppo impegnativa e scomoda». Ma – aggiunge – «la chiamata di Dio è amore, e si risponde ad essa solo con l’amore. All’inizio c’è un incontro, anzi, c’è l’incontro con Gesù, che ci parla del Padre, ci fa conoscere il suo amore». E, dopo quest’incontro, è spontaneo il desiderio di comunicarlo.
Conclude Papa Francesco, prima di introdurre la preghiera dell’Angelus: «Ricordiamo questo: ognuno di noi nella sua vita ha un momento in cui Dio si è fatto presente più fortemente, con una chiamata. Ricordiamola, andiamo indietro a quel momento, perché la memoria di quel momento ci rinnovi sempre nell’incontro con Gesù«.