Il contenuto essenziale della Liturgia di questa Terza Domenica di Avvento, Anno B, sembra essere sintetizzato bene nella Colletta: “Dio, Padre degli umili e dei poveri, che chiami tutti gli uomini a condividere la pace e la gioia del tuo Regno, mostraci la tua benevolenza e donaci un cuore puro e generoso, per preparare la via al Salvatore che viene. Egli è Dio e vive e regna con Te e con lo Spirito Santo. Amen.”
La Prima Lettura (Is 61,1-2°,10-11), descrive nella prima parte la missione del profeta consolatore come annunciatore di un messaggio di pace e di liberazione soprattutto per i poveri e come portatore della misericordia del Signore. Gesù annuncerà che questa Scrittura si compirà in Lui stesso (Lc 4,18-21). Nella seconda parte del brano si descrive la salvezza come nuova e stabile alleanza con Dio, e la gioia della comunità che gode della salvezza divina. La Vergine Maria nel Magnificat ha fatto sue proprio queste parole (Lc 1,46-47), manifestando la tonalità fondamentale della gioia cristiana. Infatti il rendimento di grazie non deve essere un atteggiamento passivo di chi riconosce solo che tutto gli viene donato dall’alto, ma è la gioia di chi si sente chiamato a contribuire alla edificazione nel mondo del Regno del Signore che viene, vigilanti nella preghiera ed esultanti nella lode.
Per noi oggi che cosa significa “mi ha mandato a portare il lieto annuncio”? Rinnovando il memoriale del sacrificio della Croce di Gesù, il cristiano di oggi testimonia la salvezza di Dio e la sua venuta nel mondo, non nella potenza e nel trionfalismo, ma nella mitezza, nell’umiltà e nella bontà, caratteristiche del Cuore Sacratissimo di Gesù, e nell’impegno concreto a vivere la carità verso i poveri di ogni tipo, nel dono totale di sé a tutti i fratelli senza distinzione di lingua, di razza e di nazione.
Nella Seconda Lettura (1 Ts 5,16,24) S. Paolo dopo aver esortato i cristiani alle opere di carità verso tutti. delinea il loro atteggiamento nel fare questo: devono essere lieti e pregare incessantemente, convinti che da soli non sono capaci di fare il bene, ma che gli è possibile con l’aiuto dello Spirito Santo, che non farà mai mancare la sua grazia poiché è un Dio buono e fedele.
Vangelo (Gv 1,6-8.19-28).
La pericope odierna prende come termine di confronto la figura di Giovanni, rispondendo all’interrogativo: “ma chi è Gesù?”. Giovanni non è la luce, Gesù è la luce. Giovanni non è il Messia, né Elia, né il Profeta; Gesù è IL Cristo e il Profeta. Giovanni battezza con acqua; Gesù, sconosciuto, ma più grande in dignità, è Colui che battezza nello Spirito. Questa espressione definisce l’opera primaria del Messia: rigenerare l’umanità intera nello Spirito Santo.
Preghiamo affinché la nostra vita si sempre segno di fiducia e di speranza per tutti coloro che ci avvicinano,e siamo testimoni e portatori di quella gioia fondata sulla certezza che il mondo è salvato in Gesù e che la storia e la vita, nonostante tutto, hanno un senso. Amen!
Madre Sofia Cichetti e consorelle