Con la Prima Domenica di Avvento, nel Rito Romano, ricomincia il ciclo dell’Anno Liturgico come una forte luce che illumina il lento e grigio giro dei giorni apparentemente sempre uguali. Vuole scuoterci e ricordarci che la realtà, come erroneamente talvolta si crede, non è solo quella che si vede e si tocca, ma che il segreto delle nostre vite sta “oltre” ,la trascende.
Qualcosa si muove, qualcuno cammina accanto a noi e “il cielo prepara oasi ai nomadi di amore” (Ungaretti); e intanto sulla terra tutto resta in attesa, l’uomo attende e “anche il grano attende, anche la pietra attende” (Turoldo), non in forma egoistica, per sé solo, bensì per la felicità di tutto e di tutti: si attendono cieli nuovi e terra nuova, si attende in tutto e in tutti soprattutto Dio-Amore che fa fiorire la vita nelle sue molteplici e splendide forme.
L’umanità ha sempre sospirato:“Se tu squarciassi i cieli e discendessi” (Is 63,19)! L’attesa di Dio è stata colmata da Gesù Cristo “che è Dio sceso sulla terra come un bacio, come una carezza sulla terra e sul cuore” (Calati). Il Tempo che inizia ci indica che cosa spetta a noi fare: andargli incontro! Il Vangelo di Marco di questa Prima Domenica di Avvento ci insegna come farlo con due verbi semplici, ma essenziali: fate attenzione e vegliate (Mc 13,33-37).
Il brano è parallelo a Mt 24,37-44: Vangelo dell’Anno B. Il cristiano che vive nell’attesa del suo Signore e alla presenza del suo Signore, che agisce negli avvenimenti, deve assumere le proprie responsabilità. La vigilanza a cui è invitato, viene esplicitata altrove come preghiera (Lc 21,36), sobrietà, fede carità instancabile e resistenza al male (cfr Rm 13,11-14).
Gesù nella parabola odierna descrive un padrone che se ne va e lascia tutto in mano ai suoi servi, a ciascuno il suo compito. Dio mette il mondo nelle nostre mani, affida tutte le sue creature all’intelligenza fedele e alla tenerezza combattiva dell’uomo creato a sua immagine e somiglianza. L’uomo in tal modo è investito di una enorme responsabilità che lo interpella e gli dona grande dignità! Ma la liberazione dal peccato e dal male l’uomo non è assolutamente possibile senza l’intervento di Dio. L’uomo ha bisogno di un Salvatore e Redentore che ci è stato donato in Gesù Cristo, nel quale, come afferma San Paolo nella seconda Lettura, “siamo stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza”.
Il nostro giusto atteggiamento dunque deve essere quello della gratitudine, di fidarci di Dio, disporre le nostre vite nella linea del servizio ai fratelli e nella collaborazione al suo progetto , senza arroccarci in ciò che è vecchio, ma essere pronti alla perenne novità di Dio, non dormire, ma vegliare con amore fedele per riconoscerlo nella sua continua venuta, fino a quando verrà di nuovo nello splendore della sua gloria (Cfr I prefazio dell’Avvento). Allora ci sarà svelato il suo vero Volto e ci sarà data la piena comunione di vita e di amore con il nostro Dio, il Padre del Nostro Signore Gesù Cristo che vive e regna con lo Spirito Santo: vocazione sublime che ci è stata data fin dall’eternità!
Madre Sofia Cichetti