Oggi celebriamo la solennità del Corpus Domini ovvero la festa del «dono dei doni»: I’Eucaristia, presenza reale del Signore Risorto in mezzo a noi. L’amore è la chiave per comprendere questo dono. Quando si ama qualcuno si desidera stare accanto alla persona amata e donarsi perché sia felice. L’amore spinge a farsi piccoli per elevare gli altri. Tutto ciò lo contempliamo in sommo grado in questo sacramento d’amore: Dio che si rende presente in un frammento, pur di stare con noi e in noi. Dio si fa piccolo per farci come Lui. Che grande mistero d’amore, che siamo chiamati a contemplare e ad adorare in questo sacramento meraviglioso!
ll testo del Vangelo di oggi ci fa ripercorrere I’istituzione dell’Eucaristia che avviene nel momento della Pasqua ebraica. Gesti e parole di Gesù aiutano i discepoli (e noi) a capire che ha preparato ben di più della cena pasquale ebraica: ha preparato “la Cena del Signore”. L’agnello immolato, sacrificato dagli ebrei la notte dell’Esodo, il cui sangue salvò i primogeniti di lsraele dall’angelo della morte, era “pallida figura” del Cristo, il cui sangue versato è capace di salvare dalla morte quanti credono in Lui.
Dal Vangelo possiamo cogliere le due dimensioni ed effetti “principali” dell’Eucaristia. Anzitutto ci unisce più profondamente al Signore. Nell’Eucaristia infatti incontriamo Lui e ci nutriamo di Lui: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo (= questo sono io)».
Ricevuta con fede, I’Eucaristia opera una sorta di “trasfusione”, non di sangue ma di sentimenti e pensieri. ll cibo mangiato, infatti, viene assimilato dal corpo e trasformato in energia e sostanze vitali; mediante I’Eucaristia Cristo ci assimila a sé e infonde in noi se stesso, i suoi sentimenti, i suoi pensieri: «Mentre dunque il cibo corporale viene assimilato dal nostro organismo e contribuisce al suo sostentamento, nel caso dell’Eucaristia si tratta di un Pane differente: non siamo noi ad assimilarlo, ma esso ci assimila a sé divinizzandoci, cosi che diventiamo conformi a Gesù Cristo, membra del suo corpo, una cosa sola con Lui» (Benedetto XVI).
È qualcosa di meraviglioso, di immenso. Ovviamente il sacramento sarà efficace in noi nella misura in cui lo accogliamo con fede, volendo e cercando di vivere una vera e profonda unione con Cristo. L’Eucaristia non è un amuleto, ma è una persona con la quale si vuol fare comunione e vivere in comunione. Ecco perché per accostarvisi è necessario essere in uno stato di grazia e amicizia con Dio. Avrebbe poco senso ricevere l’Eucaristia se non si è e non si vive in comunione con Lui. lnoltre I’Eucaristia ci unisce tra noi. Facciamo caso a un dettaglio. Gesù ha corretto il modo di esprimersi dei discepoli. Gli avevano chiesto: “Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu mangi la pasqua?”. Gesù dice al padrone: “Dov’è la sala dove io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. E ai due dice: “La preparate per noi”.
L’Eucaristia è un pasto comunitario, che ci unisce tra noi, facendo di noi un corpo solo. Diceva san Giovanni Crisostomo: «Che cos’è il pane consacrato? Corpo di Cristo. E che cosa diventano coloro che si comunicana? Corpo di Cristo. Non molti corpi: un Corpo solo, quello di Cristo».
E San Giovanni Paolo ll: «L’Eucaristia è istituita perché diventiamo fratelli; viene celebrata perché da estranei e indifferenti gli uni gli altri, diventiamo uniti, uguali ed amici; è data perché, da massa apatica e fra sé divisa, se non avversaria, diventiamo un popolo che ha un cuore so/o e un’anima sola».
Quando riceviamo I’Eucaristia e rispondiamo “Amen” è come se dicessimo: “Così sia Signore, ti accolgo e, accogliendo te, accolgo tutti”. Posso dire che è davvero così? Con quanto amore ricevo Cristo? Con quanto amore lo riconosco negli altri? Ci farà bene chiederci con quanto amore (per Cristo e per i fratelli e sorelle) ci accostiamo all’Eucaristia; e, soprattutto, chiediamogli la grazia che ravvivi in noi l’amore per Lui, che pur di stare con noi e in noi continua a rendersi presente in poco pane!