“Iddio per intercessione della augustissima Regina della Misericordia Madre adorata, stupendissimi miracoli va operando, del che io tengo per certo che, se voi con vera fede e con un cor contrito ed humiliato avanti al sacro tribunale della penitenza, andrete, così voi ne riporterete il bramato intento, e restarete libera affatto dal vostro gran malore […]”.
Siamo nella seconda metà del 1400. Suor Scolastica Vicemalis, è nobildonna, monaca professa al monastero di Sant’Uldarico al Bocchetto di Milano, quando si ammala di lebbra. Dopo infruttuosi tentativi di guarigione, seguendo il consiglio di una donna bleniese di passaggio a Milano (“Io vi esorterei col portarvi personalmente a votare il vostro avampante Cuore, a quel sacro tempio situato sopra il Monte di Claro”), decide di recarsi in pellegrinaggio a Claro, alla chiesa dedicata a Santa Maria, luogo di devozione noto già in epoca medievale. Con Veronica Ghisolti, sua consorella, e un seguito di serve e servitori, si reca nel luogo santo e, miracolosamente, ottiene la guarigione della Vergine che, apparendole in sogno, la chiama ad erigere un monastero (“La tua infermità non fu a caso, ma dispositione divina che qui ti voleva”). Donna Scolastica segue sollecitamente la richiesta e ordina di dare inizio ai lavori per la costruzione di un luogo pio ai piedi del monte, e non sulla rocca di difficile accesso, dov’era sita la chiesa romanica.
Ma ecco nascere un primo mistero: ciò che veniva abilmente costruito di giorno, durante la notte mani invisibili lo distruggevano. Il mistero le viene in seguito svelato da un pastorello sceso dal monte (“Pascolava le sue pecore sopra il Monte vicino alla Capella della Madonna un giovine della vicina terra di Claro dato alla luce privo del beneficio della favella, cui la Vergine Santissima, tutta risplendente e coperta di bellissimo manto, le disse: figliolo va’ e dì a quelli che lavorano colà che intralasciano vengano quivi”) e che, muto dalla nascita, ritrova la parola per annunciare il vero desiderio della Madonna: il monastero deve sorgere sulla Sacra Rocca.
Scolastica Vicemalis provvede quindi a far posare le fondamenta della nuova costruzione sopra la rupe, superando gravi difficoltà. È l’inizio, questa prima pietra posata, del complesso monastico, che ospiterà, di lì a poco, le prime monache benedettine ticinesi, di quello che è, ad oggi, il monastero più antico del Ticino.
Mentre fervono i lavori, sulla fine del XV secolo, suor Scolastica con altre tre monache e tre giovani donne fondando la loro comunità religiosa nei pressi della chiesa, rifacendosi alla regola di San Benedetto da Norcia. L’8 maggio 1490, in presenza di quattro canonici del Capitolo del Duomo di Milano, il monastero benedettino viene riconosciuto ufficialmente con dignità abbaziale. Il 13 maggio 1490 suor Scolastica è eletta abadessa della comunità composta ora da Benedetta de Sala, Francesca de Usmate, Caterina de Roveredo, Battista de Milieli, Maddalena de Scheggia e Gerolama de Birago. Quindi, il 13 maggio 1491 la comunità si riunisce per la dedicazione della chiesa (di cui oggi ricordiamo l’evento). L’atto di fondazione, approvato dal pontefice Alessandro VI, nel 1497, riconosce alle monache il possesso della chiesa di Santa Maria Assunta e dei beni ad essa annessi. Il luogo santo acquista visibilità e devozione fra il popolo: nel 1519 le sorelle sono già 16.
Questi inizi, nonché quello che fu la vita della Comunità a seguire è raccontata in un manoscritto secentesco redatto da una Monaca della Comunità, suor Ippolita, e riprodotto e studiato nel libro di Miriam Nicoli e Franca Cleis, La Gran Regina del Cielo e Le Benedettine di Claro (Dadò Editore, 2021).