San Giuseppe “maestro”, “educatore”, “sognatore”. Non solo la figura che possiamo immaginarci dai Vangeli – che poco ci dicono di lui – ma anche la sua caratterizzazione che desumiamo dalla storia e dalla conoscenza delle pratiche religiose ebraiche del tempo. Il fatto, ad esempio, che prima di celebrare ufficialmente le nozze, i due nubendi, spesso scelti dalle rispettive famiglie in una forma di matrimonio combinato, dovevano trascorrere un anno in totale separatezza, occupandosi però l’uomo e il futuro marito di sostentare di già, dal punto di vista economico, la futura sposa. È in questo contesto, nell’anno propedeutico di “attesa” prima della celebrazione vera e propria del matrimonio, che Giuseppe scopre la gravidanza di Maria, come spiegato da don Tiziano Sterli, giunto da Brescia oggi, 28 maggio, per offrire agli Amici del Monastero di Claro, dopo l’intensa mattinata – prima l’assemblea ordinaria, poi la S. Messa con la Comunità – una conferenza spirituale dal titolo: “San Giuseppe educatore e la sua attualità”.
Due le scelte delicate e ben note con le quali Giuseppe viene confrontato: o la decisione di allontanarsi segretamente da Maria, riferendo l’accaduto alle rispettive famiglie; oppure, come il cuore gli suggeriva, scegliere comunque di starle accanto, cercando di comprendere, oltre l’evidenza dei fatti, il reale verificarsi degli eventi. Uno sguardo, quello di Giuseppe che accoglie quest’ultima possibilità, saldando un legame tanto profondo che “comprendere Giuseppe senza considerare la Sacra Famiglia di Nazareth è impossibile; Giuseppe è a tutti gli effetti un giovane che si sposa e che diventa padre. Svolge il suo compito in modo totale e poi, probabilmente prima dei trent’anni di Gesù, scompare dalla scena”. I Vangeli apocrifi, sottolinea don Tiziano, incuriosendo il pubblico, rivelano alcuni dettagli ulteriori: Giuseppe, ad esempio, nel tipico stile originale ma anche molto concreto degli apocrifi, che sgrida Gesù. Ma dai Vangeli ufficiali ricaviamo anche l’informazione più importante, il mestiere di Giuseppe, quello del carpentiere. “non è un uomo della legge, non si interessa di questioni politiche come gli Zeloti o i Farisei; nemmeno abita in un luogo noto, Nazareth, di cui nessuno sapeva. È l’uomo, invece, della pietra, del legno, del ferro. Un artigiano che sa costruire, come richiedeva la sua professione, non certo strumenti di solo legno, ma case, mobiliti, attrezzi. Un Padre della Chiesa, Giustino, ci racconta di alcuni aratri particolarmente ben riusciti usciti dalla bottega di Gesù, immaginando che lo “sposo di Maria” come viene quasi sempre denominato nei Vangeli, sia stato aiutato anche da Gesù. Lo “sposo”: per questo lo vediamo spesso raffigurato con un bastone fiorito tra le mani. Sono di nuovi gli apocrifi a rivelarcelo: quando, al momento di firmare il contratto matrimoniale, Giuseppe e Maria si trovarono l’uno di fronte all’altro, i loro rispettivi bastoni, stretti tra le mani come voleva il rito, fiorirono”.
L’uomo giusto
Il primo sogno avuto da Giuseppe, che gli rivela che la volontà di Dio è accettare Maria, “gli suggerisce di entrare a far parte di un progetto mai neanche lontanamente immaginato, una scelta molto rischiosa. Proprio il sogno è luogo di comunicazione tra Dio e l’uomo. Ma Giuseppe è l’uomo “giusto”: non certo un titolo che gli veniva riconosciuto a caso, bensì secondo la legge ebraica il titolo che veniva attribuito a coloro la cui saggezza era pubblicamente riconosciuta, al punto che gli uomini “giusti”, così definiti, venivano spesso convocati in tribunale per rilasciare la loro testimonianza e difende l’imputato; una parola, la loro, che aveva ancora più valore degli altri”.
L’educatore
Da quel momento, Giuseppe “si prende cura” di Maria e Giuseppe. Un atteggiamento che gli impone di “abbandonare il mondo di sicurezza che si era costruito anche grazie alla sua professione, per andare nel luogo più insicuro di questo mondo: l’Egitto, dal quale lo stesso popolo d’Israele nell’Antico Testamento, era sfuggito. Tale coraggio gli permetterà poi di essere un grande educatore: colui che veglierà su Gesù affinché la legge sia compiuta – la circoncisione dopo 40 giorni – o che accompagnerà Maria al tempio dopo la nascita di Gesù per il rito, allora previsto, della purificazione. Ma possiamo anche immaginare che Gesù sia colui che ha preparato Gesù, attorno ai 12 anni, al Bar Mitzvah, la festa che segna ancora oggi il diritto per il giovane ebreo di accedere al tempio, a patto che sappia dimostrare di sapere leggere e interpretare le Scritture”.
Infine, Giuseppe “è senz’altro l’uomo del silenzio, che lascia che lo stesso Gesù sia la “sua” Parola. Così anche per noi, quando il dolore ci affligge o la felicità, la gioia per un evento ci invade, deve comunque dominare il silenzio, che è un mettersi all’ascolto di Dio.
Ci insegni dunque Giuseppe a essere uomini dell’ascolto, della cura, senza che i nostri nomi siano incisi sulle piazze o sulle vie, ma uomini attraverso i quali si realizzi il progetto di Dio pensato per ciascuno.
E lavoriamo per questo, perché con tale lavoro, cambieremo tutta la realtà che ci circonda. Lavoriamo e ascoltiamoci: non può infatti esserci ascolto di Dio senza che ci prendiamo al contempo il tempo di ascoltare noi stessi, i nostri più intimi desideri. Solo chi ha tempo anche per sé, ha tempo anche per Dio, né sarebbe pensabile rivolgerci a Lui, senza avere lo sguardo rivolto in noi stessi”.
PREGHIERA A SAN GIUSEPPE
Caro San Giuseppe,
sei stato lavoratore come noi e hai conosciuto la fatica e il sudore. Aiutaci ad assicurare lavoro per tutti.
Sei stato un uomo giusto che ha condotto, nella bottega e nella comunità, una vita integra nel servizio di Dio e degli altri. Fai che anche noi siamo integri nel lavoro e attenti alle necessità del prossimo.
Sei stato sposo che ha portato in casa Maria già incinta per opera dello Spirito Santo. Fai che i nostri genitori accolgano le vite che Dio manda.
Hai accettato di essere padre di Gesù e ti sei preso cura di lui contro chi lo voleva uccidere e lo hai protetto nella fuga in Egitto. Fa che i nostri genitori proteggano i loro figli e figlie contro le droghe che corrompono e contro le malattie che uccidono.
Sei stato educatore di Gesù, insegnandogli a leggere le Scritture e introducendolo alle tradizioni del suo popolo. Fa che conserviamo la pietà familiare e sempre ci ricordiamo di Dio in tutto ciò che facciamo.
Caro San Giuseppe, nel tuo volto vediamo ritratto il volto del Padre divino. Che Egli ci dia rifugio, protezione e la certezza che siamo portati sul palmo della sua mano. Mostraci, san Giuseppe, la forza della tua paternità. Dacci determinazione di fronte ai problemi, coraggio di fronte ai rischi, senso del limite delle nostre forze e fiducia illimitata del Padre celeste. Tutto questo ti chiediamo nella forza del Padre, nell’amore del Figlio, e nell’entusiasmo dello Spirito Santo.
Amen.