Calendario ambrosiano, Anno A / Gv 1, 29-34 / Domenica III di Pasqua
Nel volto di ogni uomo, la somiglianza con Cristo
Provo ad immaginare la scena: Gesù viene verso Giovanni il Battista che lo indica con le parole «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo». Probabilmente Giovanni accompagna queste parole con uno spontaneo gesto che tanti pittori hanno raffigurato: braccio teso e il dito che indica Gesù. Questo gesto qualifica la Chiesa e in essa ogni credente chiamato ad indicare Gesù. Se frughiamo nella nostra memoria certamente troveremo il ricordo di qualche volto, che, quando eravamo bambini, ci ha accompagnati passo dopo passo fino a Lui. Non posso non ricordare con gratitudine mia madre, per me è stata lei il dito che mi ha indicato Gesù e come prete vorrei essere per quanti mi incontrano niente altro che un dito che indica il Signore.
Giovanni presenta inoltre Gesù come l’agnello. Nella tradizione ebraica l’agnello riveste un grande valore simbolico. Il Servo di Dio, il Messia salvatore si presenta così: «Io ero come l’agnello mansueto che viene portato al macello….maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca».
E aggiunge il Battista: «Dopo di me viene un uomo che era prima di me». Cosa significa questa precedenza? Certo non è cronologica perché Gesù è nato alcuni mesi dopo Giovanni Battista, eppure Gesù è prima: prima di Giovanni, anzi prima di ogni uomo.
Questa precedenza racchiude una preziosa verità: Gesù è il vero Adamo, il prototipo, il primogenito. Da sempre in Dio vi è questo sogno: che ogni uomo sia plasmato sul prototipo, sul primogenito che è Cristo. Vuol dire che ogni uomo, credente o no, lo sappia o meno, porta impressa la somiglianza con Cristo, cioè le fattezze, i tratti del Figlio amato di Dio.
Nel volto di ogni uomo, senza discriminazione alcuna culturale o religiosa, dobbiamo riconoscere i tratti del volto di Cristo. Io non conosco altro modo altrettanto decisivo per fondare la dignità di ogni uomo e di ogni donna.
Don Giuseppe Grampa