
Pace per l’Ucraina e la preghiera perché Dio effonda “la luce pasquale sul popolo russo”. Poi dialogo tra israeliani e palestinesi, vicinanza a chi è stato colpito dal terremoto in Siria e Turchia, conforto per Haiti sofferente, aiuto per il Myanmar e giustizia per i “martoriati” Rohingya, conforto alle vittime del terrorismo in Africa occidentale, sostegno alle comunità cristiane che celebrano la Pasqua “in circostanze particolari”, come in Nicaragua ed Eritrea e in altri luoghi in cui è impedita la libera professione della fede. Affacciato dalla Loggia delle Benedizioni, dinanzi a una moltitudine di fedeli divenuti 100 mila in tutta l’area di San Pietro, Francesco nella benedizione Urbi et Orbi invoca da Dio doni di pace per un mondo troppe volte avvolto nelle “tenebre” e nell’“oscurità”.
Cari fratelli e sorelle, Cristo è risorto!
Il passaggio dalla morte alla vita
L’annuncio della salvezza risuona dagli altoparlanti. Il Papa si affaccia alle 12 in punto, mentre nella assolata Piazza San Pietro risuona la fanfara con l’inno dello Stato della Città del Vaticano, seguito da un cenno dell’inno nazionale italiano. Gli onori militari, il picchetto della Guardia Svizzera, poi il Vescovo di Roma pronuncia, seduto, il suo messaggio non solo ai fedeli presenti ma anche tutti coloro che seguono via radio, web e tv, ai quali il Pontefice ricorda il senso della Pasqua: “In Gesù si è compiuto il passaggio decisivo dell’umanità: quello dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dalla paura alla fiducia, dalla desolazione alla comunione”.
In Lui, Signore del tempo e della storia, vorrei dire a tutti, con la gioia nel cuore: buona Pasqua!