Tra i custodi dell’attesa vi è Giuseppe, uomo dei sogni e delle mani callose, l’ultimo patriarca dell’antico Israele, sigillo di una storia gravida di contraddizioni e di promesse: la sua casa e i suoi sogni narrano una storia d’amore, i suoi dubbi e il cuore ferito raccontano un’umanissima storia di attese e di crisi. Prima che andassero a vivere insieme, Maria si trovò incinta… Allora Giuseppe pensò di ripudiarla in segreto. Di nascosto. È l’unico modo che ha trovato per salvare Maria dal rischio della lapidazione, perché la ama, lei gli ha occupato la vita, il cuore, perfino i sogni.
Chiamando Giuseppe “abbà”, papà, Gesù ha imparato che cosa evochi quel nome dolce e fortissimo, come sia rivelazione del volto d’amore di Dio. Giuseppe che non parla mai, di cui il vangelo non ricorda neppure una parola, uomo silenzioso e coraggioso, concreto e libero, sognatore: le sorti del mondo sono affidate ai suoi sogni. Perché l’uomo giusto ha gli stessi sogni di Dio. Ci vuole coraggio per sognare, non solo fantasia. Significa non accontentarsi del mondo così com’è. “La materia di cui sono fatti i sogni è la speranza” (Shakespeare).
Il Vangelo riporta ben quattro sogni di Giuseppe, sogni di parole. E ogni volta si tratta di un annunzio parziale, incompleto (prendi il bambino e sua madre e fuggi…) ogni volta una profezia breve, troppo breve, senza un orizzonte chiaro, senza la data del ritorno. Eppure sufficiente per stringere a sé la madre e il bambino, per mettersi in viaggio verso l’Egitto e poi per riprendere la strada di casa. È la via imperfetta dei giusti e perfino dei profeti, anzi di ogni credente: “Guidami Tu, Luce gentile, / attraverso il buio che mi circonda,/ sii Tu a condurmi! /La notte è oscura/ e sono lontano da casa,/ sii Tu a condurmi!/ Sostieni i miei piedi vacillanti: /io non chiedo di vedere/ ciò che mi attende all’orizzonte,/ un passo solo mi sarà sufficiente” (cardinale John Henry Newman).
Anche noi avremo tanta luce quanta ne basta a un solo passo, e poi la luce si rinnoverà, come i sogni di Giuseppe. Avremo tanto coraggio quanto ne serve ad affrontare la prima notte. Poi il coraggio si rinnoverà, come gli angeli del giusto Giuseppe.
p. Ermes Ronchi