Il testo del profeta Gioele apre il periodo quaresimale, un tempo forte nella vita della Chiesa, e denso di significati. Il profeta invita il popolo con toni drammatici a convertirsi al Signore. Non si tratta di una conversione superficiale e transitoria, bensì “di tutto il cuore” che arrivi al fondo degli atteggiamenti e dei comportamenti e supponga un sincero proposito di ravvedimento (Prima Lettura). Queste parole trovano eco anche nella lettera di Paolo ai Corinzi: “Lasciatevi riconciliare con Dio” ed esprimono la benevolente disposizione del Signore a concedere perdono e povertà a chi a Lui si avvicina.
Perché, in realtà, chi è puro agli occhi di Dio? Se il Signore osservasse i nostri peccati e le nostre iniquità, chi potrebbe resistere al suo sguardo? Ma Egli è ricco in misericordia (seconda lettura).
Il vangelo ci offre il cammino di conversione: certamente, comprenderà il digiuno, la preghiera, l’elemosina come carità fraterna, ma tutto questo fatto ed offerto agli occhi di Dio e non degli uomini (vangelo). Gli uomini guardano l’esteriorità, ma Dio guarda il cuore. La conversione che ci propone Gesù è una conversione interiore. Si tratta, pertanto, di riaccostarsi dal distacco e dalla tristezza del peccato che ci aveva allontanato da Dio, all’amicizia di chi tanto ci vuole e diede la sua vita per noi.
Ora è il tempo della grazia, oggi è il giorno della salvezza!
Spunti dottrinali
1. Per comprendere il peccato è necessario riconoscere il profondo vincolo che esiste tra Dio e l’uomo. Vincolo di dipendenza e di amore. Se non si presta attenzione a questo vincolo non si arriva alla vera profondità del peccato.
In questo senso, la quaresima è una strada che rivela l’amicizia di Dio con l’uomo e la disgrazia dell’uomo che si allontana da Dio. È un periodo nel quale l’uomo, come gli Israeliti nel deserto, sperimentano la protezione appassionata di Dio, nonostante le loro ribellioni. Di qui nasce la conversione.
“L’appello di Cristo alla conversione – ci dice il Catechismo – continua a risuonare nella vita dei cristiani. Questa seconda conversione è un impegno continuo per tutta la Chiesa che “comprende nel suo seno i peccatori” e che, “santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento”. Questo sforzo di conversione non è soltanto un’opera umana. È il dinamismo del “cuore contrito” (Sal 51,19), attratto e mosso dalla grazia a rispondere all’amore misericordioso di Dio che ci ha amati per primo” (CCC, n.1428).
Il profeta Gioele prende spunto da una disgrazia che si era abbattuta sul popolo – la piaga delle locuste che distrusse tutti i raccolti – per invitare ad una penitenza interiore. Si tratta di “lacerarsi il cuore, non le vesti”. Cioè, si tratta di un atteggiamento di conversione interiore a Dio per riconoscere la sua santità, il suo potere, la sua maestà.
Gioele avverte anche i suoi contemporanei che il “giorno di Yahveh” arriverà e che devono essere preparati, perché il suo potere è immenso. Dobbiamo pentirci sinceramente dei nostri peccati, perché essi ci hanno allontanati da Dio e ci hanno fatto cadere in un abisso di miseria. Ci invita ad una conversione “di tutto il cuore”, cioè sincera, stabile e con un fermo proposito di emendamento. E questa conversione è possibile perché Dio è ricco di misericordia, è compassionevole e misericordioso. Solo Dio è capace di creare in noi un cuore puro e rinnovarci nell’intimo con spirito fermo e di restituirci l’allegria della salvezza, (cfr. Sal 50). Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva.
Così il profeta invoca un “ambiente penitenziale”: bisogna suonare la tromba, convocare l’adunanza, risvegliare le coscienze. Il periodo quaresimale vuole pure creare questo ambito liturgico e penitenziale nei fedeli: un cammino di quaranta giorni dove sperimenteremo in modo efficace l’amore misericordioso di Dio.
Facciamo sì che in questa Quaresima nessuno voglia escludersi dell’abbraccio del Padre. Il tempo di Quaresima è il tempo della grazia e il tempo della salvezza.
2. La conversione del peccato è un processo misterioso e nascosto. Dio bussa alle porte del cuore del peccatore e lo spinge ad una trasformazione interiore. Questa trasformazione non è mai facile e richiede un processo di conversione perché, come dice San Giovanni Paolo II in una delle sue poesie di gioventù, “la verità tarda a sondare l’errore”. Non è, dunque, un atteggiamento esteriore e superficiale, affinché lo veda la gente, come facevano i farisei, bensì una conversione che si fa “alla presenza di Dio che guarda il cuore”. Ci dice sempre il Catechismo al numero 1431:
“La penitenza interiore è un radicale riorientamento di tutta la vita, un ritorno, una conversione a Dio con tutto il cuore, una rottura col peccato, un’avversione per il male, insieme con la riprovazione bei confronti delle cattive azioni che abbiamo commesse. Nello stesso tempo, essa comporta il desiderio e la risoluzione di cambiare vita con la speranza della misericordia divina e la fiducia nell’aiuto della sua grazia. Questa conversione del cuore è accompagnata da un dolore e da una tristezza salutari, che i Padri hanno chiamato “animi cruciatus” (afflizione dello spirito), “compunctio cordis” (contrizione del cuore)”.
Com’è bello ed esigente l’invito del Signore! Saper portare la propria croce, le proprie sofferenze, l’oblazione della propria vita nella semplicità del silenzio e dell’amicizia con Dio. Non stiamo ad aspettare di essere consolati, quando il mondo chiede a noi di consolare gli altri e di essere disposti a dare di più. Non cerchiamo di essere apprezzati, riconosciuti, stimati, compatiti, quando come cristiani, dobbiamo darci agli altri. Il distacco che tutto questo implica non è cosa da poco e ha una definizione ben preciso: conversione continua del cuore al Dio della misericordia.
3. La quaresima ricorda i quaranta giorni che Mosè passò digiunando sul monte Sinai prima di ricevere le tavole della legge; ricorda i quaranta anni passati da Israele nel deserto, che furono tempo di tentazione, ma anche tempo di una speciale vicinanza di Dio. I Padri della Chiesa considerano il numero quaranta come simbolico del tempo della storia umana, e i quaranta giorni che Gesù passò nel deserto pregando e digiunando come un’immagine della vita dell’uomo.
L’uomo nella sua vita attraversa un deserto in cui la tentazione si fa presente, ma dove pure la presenza di Dio si fa più palpabile, più appassionata, più consolatrice.
Suggerimenti pastorali
1. Dio riserva ad ogni anima il momento per la propria conversione. Sicuramente, per molte anime delle nostre parrocchie questa grazia arriverà in questa quaresima. Non ritardiamo la nostra conversione: “Se ascoltiamo oggi la voce di Dio, non induriamo il nostro cuore”. Non rimandiamo a domani l’amore che possiamo dare oggi. Ci accorgiamo che la nostra vita è fugace, fragile, instabile, come un fiore mattutino che appassisce alla sera: perché ritardare questa straordinaria grazia dell’amicizia con Dio? Valutiamo le cose alla luce dell’eternità, dell’eternità felice o sventurata. Diamo ad ogni cosa il suo valore. Ci rendiamo conto che la vita ci propone ad ogni istante un po’ della nostra donazione e con esso continuiamo a costruire la storia della salvezza. Perché vivere nel peccato, se ci causa tanto male?
Aveva ragione sant’Agostino: “Tardi ti amai, oh Bellezza tanto antica e tanto nuova”. Tardi incominciai a sperimentare l’amore di Dio, tardi incominciai a vivere in pienezza. Si impone, perciò, in questi giorni un sereno e profondo esame di coscienza, è necessario scendere in fondo all’anima per strappare ogni bugia, ogni inganno, ogni peccato e ritornare alla vita in Dio, in Cristo. Mettiamo Dio al di sopra di qualunque altro valore umano ed interessato.
2. La quaresima ci offre l’opportunità di praticare la “rinuncia personale”. Si tratta forse di qualcosa di cui si è ormai persa la memoria, nella nostra società del “benessere” e del massimo “comfort” possibile. Tuttavia, nell’ascesi cristiana la rinuncia personale occupa un posto, e pure di rilievo, perché le tendenze disordinate che assalgono l’uomo non possono essere dominate senza la grazia e Dio e la lotta spirituale. Impariamo, in questi giorni di Quaresima, ad offrire piccoli o grandi sacrifici: cerchiamo di rinunciare a piaceri leciti, a gusti personali, a comodità e beni superflui, ma tutto questo solo per amor di Dio, per manifestargli che Egli è al primo nel nostro cuore, e per vivere sempre con una maggior libertà di spirito nella scelta del bene. Quanto bene possiamo fare insegnando ai bambini il cammino dei piccoli sacrifici offerti a Gesù per amore! Offerti a Gesù per la salvezza del mondo.
Fonte: Qumran.net