“In questi giorni siamo stati sconvolti da qualcosa di tragico: la guerra – queste le sue parole -. Più volte abbiamo pregato che non venisse imboccata questa strada. E ora supplichiamo Dio anche più intensamente. Per questo rinnovo l’invito a fare il 2 marzo, mercoledì delle Ceneri, una giornata di preghiera e di digiuno per la pace in Ucraina. Una giornata per stare vicino alle sofferenze del popolo ucraino per sentirsi tutti fratelli e invocare da Dio la fine della guerra”.
Così Papa Francesco durante l’ultimo Angelus, il 27 febbraio scorso. L’appello per fare del Mercoledì delle ceneri giorno di preghiera e digiuno specialmente per l’Ucraina e cui ha aderito anche la Diocesi di Lugano, è stato preceduto, nei giorni precedenti, da una serie di gesti concreti da parte del Papa per dimostrare la propria vicinanza alla popolazione ucraina: il 25 febbraio ha chiamato il vescovo Sviatoslav Shevchuk, Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, per interessarsi della situazione nella città di Kyiv e in generale in tutta l’Ucraina; il 26 febbraio il colloquio telefonico con il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskyi; il 27 marzo la visita all’ambasciata russa presso la Santa Sede in via della Conciliazione a Roma per esprimere il suo dolore per la guerra in atto. Infine, il cardinale di Stato Parolin, in una recente intervista, ha postulato che la Santa Sede possa offrire la propria mediazione per risolvere il conflitto in atto.
L. Q.