“Che cosa dobbiamo fare?” È l’interrogativo centrale del Vangelo della Liturgia di oggi, terza domenica di Avvento: lo ripetono le folle e poi i pubblicani e ancora i soldati toccati dalla predicazione di Giovanni Battista che annuncia che il Signore è vicino. È una domanda legata al senso della nostra vita. Una domanda – afferma Papa Francesco all’Angelus – che non dovremmo aver paura di ripetere anche noi al Signore specie in questo Tempo di Avvento. E spiega i termini di questo interrogarsi. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Ciascuno di noi è una “missione da realizzare”
Non si tratta di un “dovere” – chiarisce il Papa – ma dell’ “entusiasmo” del “cuore toccato” dalla venuta del Signore. Come quando aspettiamo una persona cara con impazienza – afferma – e ci diamo da fare per accoglierla come si deve, pulendo la casa, preparando il pranzo migliore o magari un regalo:
Così è con il Signore, la gioia per la sua venuta ci fa dire: che cosa dobbiamo fare? Ma Dio eleva questa domanda al livello più alto: cosa fare della mia vita? A cosa io sono chiamato? Che cosa mi realizza?
Questo significa, come ci ricorda il Vangelo, che la vita “ha un compito per noi”, la vita non è “senza senso, non è affidata al caso”:
È un dono che il Signore ci consegna dicendoci: scopri chi sei, e datti da fare per realizzare il sogno che è la tua vita! Ciascuno di noi – non dimentichiamolo – è una missione da realizzare. Allora, non abbiamo paura di chiedere al Signore: che cosa devo fare? Ripetiamogli spesso questa domanda.
Ripetiamo dunque, col cuore trafitto dalla notizia della Sua venuta: “Cosa è bene fare per me, e per i fratelli?”. “Come posso contribuire al bene della Chiesa, della società?” E il Tempo di Avvento serve a questo:
Il Tempo di Avvento serve a questo: a fermarsi e chiedersi come preparare il Natale. Siamo indaffarati da tanti preparativi, regali e cose che passano, ma chiediamoci che cosa fare per Gesù e per gli altri!
Troviamo una cosa concreta e facciamola!
Ciascuno può fare la sua parte secondo la “situazione reale” della propria vita e questo è ancora il Vangelo a insegnarlo. Sono infatti diverse le risposte che il Battista dà alle folle, ai pubblicani e ai soldati che chiedono “Che cosa dobbiamo fare?”, e questo ci insegna – fa notare Francesco – che “la fede si incarna nella vita concreta”. “Non è una teoria astratta e generalizzata, tocca la carne e trasforma la vita di ciascuno”. Come fare allora ciascuno la propria parte? La via indicata dal Papa è semplice:
Prendiamo un impegno concreto, anche piccolo, che si adatti alla nostra situazione di vita, e portiamolo avanti per prepararci a questo Natale. Ad esempio: posso telefonare a quella persona sola, visitare quell’anziano o quel malato, fare qualcosa per servire un povero, un bisognoso. Ancora: forse ho un perdono da chiedere, un perdono da dare, una situazione da chiarire, un debito da saldare. Magari ho trascurato la preghiera e dopo tanto tempo è ora di accostarmi al perdono del Signore. Fratelli e sorelle, troviamo una cosa concreta e facciamola!
Agire per Gesù e per gli altri dunque incarnando la nostra fede, con l’aiuto di Maria, nel “cui grembo Dio si è fatto carne”.
Fonte: VaticanNews