La prima cosa che ci viene detta di Maria nel Vangelo è che l’angelo Gabriele fu mandato da lei. Nel progetto creatore di Dio da sempre vi è la volontà di inviarci suo figlio Gesù perché si possa compiere la pienezza dell’amore, abitare insieme, Dio e l’uomo. Infatti, la seconda cosa che scopriamo di Maria è dove vive: Nazaret, questa cittadina rurale dal nome eloquente, ovvero «custodire», o anche «germoglio». Così come l’uomo, alla creazione, è chiamato a coltivare e custodire la terra, così il Signore pone il proprio germoglio in quello che potremmo considerare il cuore del popolo di Dio e da lì, in qualche modo, vuole prendersi cura di noi, donarci la redenzione, Gesù.
Un cuore «vergine» – terza cosa che scopriamo di questa donna prima ancora di sapere il suo nome – cioè pronto, maturo per poter dire liberamente «sì». Si tratta, però, di una verginità che non è solitaria, non è chiusura. E infatti la quarta cosa che scopriamo è che è promessa sposa di Giuseppe. Maria non è sola nel suo «sì», non è misticamente distaccata dalla realtà. Anch’essa come ciascuno di noi desidera, sogna, spera, teme, piange, si innamora. Infatti ha un nome, quinta cosa che conosciamo di lei, e, sesta cosa, ha una caratteristica fondamentale: è piena di grazia.
Non si tratta semplicemente del pieno del carburante di Dio, ma è qualcosa che va al di là della comprensione di Maria stessa e non è scevro da resistenze interne a un invito in fondo limpido e lineare: «Rallegrati!».
In ciascuno di noi c’è un po’ questa volontà che ci «insidia il calcagno»: il non accettare il limite che Dio ha posto anzitutto a se stesso con la vera libertà dell’uomo per amore, cioè adesione piena al progetto di creazione, essere partecipi della Trinità.
Chiediamo al Signore di aiutarci a non rimanere soli nella nostre stanze, a cogliere l’invito a essere limpidi come Maria, felici perché stupiti della bontà infinita del dono di una vita piena, non priva di insidie e fatiche, ma sicuramente bellissima.
Fonte: catt.ch