Siamo nella seconda metà del 1400. In un mondo agitato da guerre e pestilenze, una giovane suora malata, suor Scolastica, proveniente dall’Italia, riceve miracolosamente la grazia di essere guarita nella chiesa, a Claro, dedicata a Maria. La Madonna, apparsale in visione, chiede anche che le sia eretto un monastero sulla rupe; è l’inizio, questa prima pietra posata, del complesso monastico, che ospiterà, di lì a poco, le prime monache benedettine ticinesi. La storia riprende due secoli dopo, quando la comunità monastica decide di fare memoria. È suor Ippolita Orelli, locarnese, a farsene carico, redigendo, tra il 1693 e il 1697, un manoscritto di oltre 90 pagine sulle origini del monastero. Il viaggio continua nel 2021, quando due ricercatrici, Miriam Nicoli e Franca Cleis chiedono di visionare questo documento e, constatando che non è mai stato studiato a dovere, decidono, con convinzione e competenza, di dedicarvici. Da questa storia lunga secoli nasce il volume «La Gran Regina del Cielo e le Benedettine di Claro» (Edizioni Dadò), trascrizione e studio dello scritto di suor Ippolita, che verrà presentato al pubblico domenica 12 dicembre. Con le due autrici, proviamo ad abbozzare un primo quadro sull’importanza del manoscritto.
Pubblicare un documento inedito del ‘600, relativo a un piccolo Monastero situato, fin dalla seconda metà del 1400, «in cima a una rupe»: perché?
Crediamo che sia importante e necessario riportare alla luce scritti di mano femminile anche di periodi lontani da noi. Dare voce alle donne, comprendere il loro punto di vista, è essenziale per poter scrivere una storia più attenta alle dinamiche di genere. Il documento redatto da Ippolita Orelli, poi, è molto bello: l’edizione è stata un’occasione per valorizzarla sia come storica che come autrice. Il testo invita, inoltre, a riflettere sul posto occupato da Maria nella religione vissuta dalle fedeli nei secoli passati. Questo scritto è uno spiraglio aperto sulla devozione femminile: Maria è percepita come una donna capace di andare controcorrente e infondere speranza ed energia alle altre donne nelle diverse fasi della loro vita.
Cosa sappiamo di suor Ippolita?
Le ricerche andrebbero approfondite. Purtroppo finora, a parte il ritrovamento della sua data di battesimo e il necrologio, tutto il resto rimane ancora nel campo delle ipotesi. Per trovare le donne di solito bisogna inseguire le tracce del marito. Ciò non è il caso per una suora di clausura. Le famiglie Orelli a Locarno inoltre sono numerose e anche essere riuscite a stabilire il nome del padre (ma non il cognome della madre) non ci ha permesso finora di trovare indicazioni più precise. Ippolita era sicuramente una donna istruita.
Quali, tra gli aspetti emersi dallo studio, è più importante?
Il rapporto appunto delle Benedettine di Claro con la figura di Maria, che diventa anche la protagonista principale del testo. Una genealogia femminile impostata su un rapporto diretto con la Madonna, senza la mediazione dell’autorità maschile.
Il documento offre anche uno spaccato di storia secentesca di quelle terre che erano allora un baliaggio dei Cantoni svizzeri…
Questo documento, in bilico tra storia e leggenda, oltre alla vita interna del Monastero, descrive anche il paesaggio, narra della peste, della carestia, di stregoni, delle sottili strategie che le monache misero in atto per ovviare alla clausura, imposta da Carlo Borromeo nel 1567. Questo scritto ci parla della cultura delle religiose e insieme ad altri documenti editi nel volume illustra le competenze e i poteri delle donne che formavano allora la comunità di Claro. Ad esempio abbiamo inserito una lettera del 1589 ritrovata nell’Archivio della Diocesi Milano: la prima lettera di mano femminile finora reperita, nella quale l’abbadessa Benedetta Menga fa istanza alle autorità ecclesiastiche affinché rivedano una loro decisione che la comunità non condivide.
Essere isolate su una rupe non compromette l’istruzione delle monache e il loro spirito di iniziativa?
Quello Benedettino è un ordine colto, che annovera religiose stimate per la loro cultura, basti citare la nota Ildegarda di Bingen. La Regola stessa di San Benedetto valorizza lo studio e la lettura. La biblioteca del monastero di Claro, per quel che abbiamo potuto stabilire, contiene volumi interessanti e forse anche di quelli non sequestrati al tempo della messa all’Indice. Inoltre le monache di Claro gestivano un educandato, frequentato pure dalle figlie dell’élite dei cantoni sovrani. Le allieve non erano numerose poiché lassù sulla rupe lo spazio era di fatto limitato. La narrazione di Ippolita insiste sull’agire femminile. In una società di uomini, gestita da uomini, lei ci narra di donne che, dalla fine del XV secolo, viaggiano, decidono, ordinano, costruiscono, scrivono. Un linguaggio attivo, che rivela come la comunità si percepisse dinamica e laboriosa. L’isolamento (solo relativo), non è descritto come privazione e assenza, ma come compimento di sé.
La presentazione del volume
Il volume verrà presentato al Monastero domenica 12 dicembre, stante il seguente programma:
- ore 9.30: S. Messa celebrata da mons. Nicola Zanini
- ore 10.45: presentazione del volume a cura di Laura Quadri
La presentazione pubblica del volume intende valorizzare un assiduo lavoro di ricerca, che sottolinea maggiormente la preziosità del Monastero.
Invitiamo tutti coloro che fossero interessati a partecipare all’evento, di iscriversi scrivendo a amici@monasterodiclaro.ch o tel. a Pio Morisoli 091 863 32 37 (numero di posti limitati).
Per accedere all’evento sarà necessario essere muniti di Covid Pass e indossare la mascherina.
Laura Quadri
Fonte: catt.ch/Catholica