Una lettera scritta per “ribadire la novità del Vangelo”
All’udienza generale, nella seconda catechesi dedicata alla Lettera ai Galati, il Papa ripercorre la storia di San Paolo e ricorda che il Signore “tesse la nostra storia” e se accogliamo “il suo piano di salvezza”, la sua grazia “cambia i cuori, cambia la vita, ci fa vedere strade nuove”.
Il Papa sottolinea che l’intento dell’apostolo è “ribadire la novità del Vangelo”, che i cristiani della Galazia, provincia romana al centro dell’attuale Turchia, hanno ricevuto dalla sua predicazione, “per costruire la vera identità su cui fondare la propria esistenza”. Fin dall’inizio della sua Lettera, Paolo “non segue le basse argomentazioni utilizzate dai suoi detrattori” ma “vola alto” e così “indica anche a noi come comportarci quando si creano conflitti all’interno della comunità”.
Paolo non si ferma alla superficie dei problemi
Solo verso la fine, infatti, spiega “che il nocciolo della diatriba” è la circoncisione, la “principale tradizione giudaica”. Paolo sceglie “di andare più in profondità”, perché “la posta in gioco è la verità del Vangelo e la libertà dei cristiani”
Non si ferma alla superfice dei problemi, come spesso siamo tentati di fare noi per trovare subito una soluzione che illude di mettere tutti d’accordo con un compromesso. Non è così che funziona con il Vangelo e l’Apostolo ha scelto di seguire la via più impegnativa.
Apostolo non per proprio merito, ma per chiamata di Dio
L’apostolo scrive infatti che non cerca il consenso degli uomini, ma quello di Dio, perché “se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo!”. Anche per questo, ricorda ai Galati “di essere un vero apostolo non per proprio merito, ma per la chiamata di Dio”. Lo fa raccontando “la storia della sua vocazione e conversione”, coincisa con l’apparizione del Risorto durante il viaggio verso Damasco. E così parla della sua vita prima di quell’avvenimento: “Perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri”.
Da persecutore dei cristiani ad annunciatore del Vangelo
Francesco commenta che Paolo “era un vero fariseo zelante”, e che per ben due volte “sottolinea che lui era stato un difensore delle ‘tradizioni dei padri’ e un ‘convinto sostenitore della legge’”. Da una parte sottolinea di essere stato un feroce persecutore, “bestemmiatore e violento”, ma dall’altra, “evidenzia la misericordia di Dio nei suoi confronti, che lo porta a vivere una radicale trasformazione, ben conosciuta da tutti”. Anche chi non lo conosceva personalmente, infatti sapeva che un antico persecutore “ora va annunciando la fede che un tempo voleva distruggere”.
Paolo mette così in evidenza la verità della sua vocazione attraverso l’impressionante contrasto che si era venuto a creare nella sua vita: da persecutore dei cristiani perché non osservavano le tradizioni e la legge, era stato chiamato a diventare apostolo per annunciare il Vangelo di Gesù Cristo.
La grazia di Dio gli ha rivelato il Risorto
Vediamo, sottolinea il Pontefice, “che Paolo è libero: libero per annunciare il Vangelo ed è anche libero per confessare i suoi peccati. ‘Io ero così’: è la verità che dà la libertà del cuore, è la libertà di Dio”. E ripensando alla sua storia “è pieno di meraviglia e di riconoscenza”, come se “volesse dire ai Galati che lui tutto sarebbe potuto essere tranne che un apostolo”. Infatti fin da ragazzo era stato educato “per essere un irreprensibile osservante della Legge mosaica”, e poi aveva combattuto i discepoli di Cristo. Ma inaspettatamente “Dio, con la sua grazia, gli aveva rivelato suo Figlio morto e risorto, perché lui ne diventasse annunciatore in mezzo ai pagani”.
Ricordiamo sempre il tempo e modo dell’incontro con Dio
“Come sono imperscrutabili le strade del Signore! – esclama Papa Francesco – lo tocchiamo con mano ogni giorno, ma soprattutto se ripensiamo ai momenti in cui il Signore ci ha chiamato”.
Non dobbiamo mai dimenticare il tempo e il modo in cui Dio è entrato nella nostra vita: tenere fisso nel cuore e nella mente quell’incontro con la grazia, quando Dio ha cambiato la nostra esistenza.
Accogliere con fiducia il piano di salvezza del Signore
Quante volte, davanti alle grandi opere del Signore, conclude il Papa, ci chiediamo: “com’è possibile che Dio si serva di un peccatore, di una persona fragile e debole, per realizzare la sua volontà?”. Ma non c’è nulla di casuale, “perché tutto è stato preparato nel disegno di Dio”.
Lui tesse la nostra storia e, se noi corrispondiamo con fiducia al suo piano di salvezza, ce ne accorgiamo. La chiamata comporta sempre una missione a cui siamo destinati; per questo ci viene chiesto di prepararci con serietà, sapendo che è Dio stesso che ci invia e sostiene con la sua grazia. Lasciamoci condurre da questa consapevolezza: il primato della grazia trasforma l’esistenza e la rende degna di essere posta al servizio del Vangelo. Il primato della grazia copre tutti i peccati, cambia i cuori, cambia la vita, ci fa vedere strade nuove.
Fonte: VaticanNews.