
Qualche settimana fa ho trascorso una settimana presso il monastero benedettino di Claro, per predicare un corso di esercizi spirituali. Come di solito mi accade in queste circostanze, il primo che viene accompagnato e preso per mano dal Signore sono stato anzitutto io, proprio grazie alla spiritualità benedettina che abbiamo respirato in quei giorni. La liturgia delle ore essenziale eppure ricca, il silenzio in cui il monastero è immerso, il lavoro operoso delle monache del monastero ha fatto sì che io per primo potessi interrogarmi sull’attualità del carisma benedettino e della sua efficacia ancora oggi.
Se dovessi ritenere un messaggio, una suggestione legata a quei giorni, esso è ben sintetizzato in un ricordo che ho: molti anni fa, la prima volta che entrai in un monastero benedettino, vidi all’ingresso della clausura una statua di marmo di San. Benedetto, con incisa – sul piedistallo di pietra – solo una parola: “Ascolta!”. Questa è la prima parola che apre la regola di San Benedetto, e se vogliamo è la sintesi perfetta del carisma benedettino e della sua attualità. Benedetto da Norcia ci ricorda una verità profonda: in una società in cui sembra che tutti alzino la voce perché hanno qualcosa da dire, o qualche diritto per cui protestare o per qualche idea da portare avanti ad ogni costo; in un mondo in cui sembra proprio che abbia ragione soltanto chi è in grado di alzare la voce per sovrastare la voce degli altri, abbiamo un gran bisogno di ascoltare.
Ascoltare anzitutto Dio, il quale continua a parlarci con pazienza. La questione è che la voce di Dio non si impone né fa rumore, ma è una voce sottile, come di mormorio di vento leggero. Se non si fa silenzio, si rischia di non riuscire più ad ascoltarla.
In più, abbiamo bisogno di ascoltare anche gli altri; la verità è che noi non siamo più in grado nemmeno di ascoltarci tra noi: siamo inconsapevolmente portati a compiere dei veri e propri soprusi e violenze perché non siamo più in grado di ascoltare le ragioni che gli altri ci dicono; e infine, abbiamo bisogno di imparare ad ascoltare anche noi stessi. Il cuore è la sede della verità di noi: è il luogo in cui ciascuno può prendersi il lusso di essere quello che è, senza maschere, davanti a Dio.
Entrare in questo luogo, però, non è semplice. Il rischio è quello di illudersi o di ingannarsi profondamente: per tale motivo l’ascolto di sé è un esercizio necessario e importante che tutti dovremmo imparare a fare.
Per questo il carisma benedettino ancora oggi è di grande attualità: tanti uomini e donne, dentro e fuori i monasteri, si impegnano a vivere con cordiale attenzione questa indicazione del padre Benedetto; riscoprire questa attualità è un modo per vivere un’autentica esperienza cristiana, dissetandosi alle fonti di un carisma millenario, che ha avuto in Benedetto da Norcia il suo iniziatore.
padre Roberto Fusco, Fraternità Francescana di Betania, Rovio